È lei!

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sabato 26 aprile 2014

Pellegrini!

Era il lontano 20 settembre del 1870. 
Io non capisco perché, Garibaldi mio, non sei andato dritto per dritto. Porta Pia, Muro Torto, a quel tempo manco c'era traffico, lungotevere, San Pietro. 
Ci saremmo liberati del Vaticano una volta per tutte. 

Ma con i se e con i ma, lo sappiamo, non si fa la storia.
La storia non si fa nemmeno con orde di barbari con cappellini di cartone con le foto dei due papi che canonizzeranno domani. E la tentazione di raddoppiare la N è stata forte. 

Si può, dire, sul mio blog, che provo pena per i pellegrini? Provo enorme compassione di reminiscenza cattolica, grande voglia di abbracciarli tutti e dire "complimenti, siete venuti fino qui per una cosa che, agli occhi dei più, non esiste. Siete disinformati, probabilmente ignoranti. Oppure avete deciso di ignorare, che è peggio. Ignorate la secolarizzazione della Chiesa, non vi interessano gli scandali della pedofilia, non avete battuto ciglio di fronte alle foto con Pinochet, non importa che la Chiesa non paghi le tasse, che metta bocca sulle decisioni di uno Stato estero (l'Italia, per esempio), che imponga i suoi marchi religiosi negli uffici pubblici, che si riservi un tratamento privilegiato agli insegnanti di religione cattolica, che si calpestino fondamentali diritti civili della donna, ogni giorno, nascondendosi dietro alla scudo crociato del "lo dice il Vangelo". 
(Poi mi sembre che scopate tutte, prima del matrimonio, e se c'è da abortire, abortite, che Dio vi perdona uguale.)

Chiuso questo capitolo, alquanto ostico, della mia formazione morale, vorrei dirvi una cosa, pellegrini.

Pellegrini, non state a sentire. Pensate con la Vostra testa, guardate quant'è bella Roma. 
Guardate cos'ha fatto l'uomo, prima del Cristianesimo: guardate i Fori (dato che l'amato sindaco ha chiuso al traffico tutta la strada, potete ammirarli per benino), il Colosseo. Andate a Ostia Antica. 

Andate un po' do cazzo ve pare, ma non cantate "Laudato Sii" sotto la statua di Giordano Bruno. 
Un po' di rispetto. 

(Giordano, io ti amo sempre! Se ci ripensi, possiamo uscire insieme, qualche volta)

lunedì 10 febbraio 2014

Ai ravvivatori d'arte

Tra i buoni propositi del 2013, come ricorderete, miei cari 25 lettori, c'era, al punto numero due "visitare un monumento a settimana ed impararne la storia. Sennò, tanto valeva trasferirsi in Pianura Padana, invece che a Roma".
Ottimo.
Vivendo a Campo de' Fiori è praticamente impossibile scansare monumenti e storia dell'arte (ma c'è chi ci riesce, non dubitatene). Erano 4 anni che volevo entrare a Palazzo Farnese, ma per la visita occorre attendere l'allineamento dei pianeti negli anni bisestili. Ho sempre detto "Maledetti Francesi, tenetevelo Palazzo Farnese, un giorno vi sfratteremo". Disse il saggio che, se le Alpi ci separano da millenni, ci sarà pur un motivo.
Sorvoliamo. 
È imbarazzante sapere che attraverso questa Piazza almeno una volta al giorno e non la conosco. Cioè, so perfettamente che c'è la farmacia, poi vicolo del Giglio, poi vicolo de' Venti, che fa angolo con Via del Mascherone, lì dove c'è Acqua e Sapone, poi via dei Farnesi e via di Monserrato. Ho visto più case a Via di Monserrato che bottiglie di birra al mio tavolo durante l'aperitivo, per dire. 
Se uno dei pochi motivi per cui elimino senza leggerle le cortesi mail dell'Australia che mi sollecita a compilare il mio form per trasferirmi nella terra dei canguri e fornire i miei servigi alla Regina, abbiamo detto, è la storia dell'arte, che storia dell'arte sia. Anche se con il romanticismo non si mangia, chi se ne frega, io non alzo le chiappe dalla zona, dovete bruciarmi viva vicino a Giordano Bruno. Sarebbe un onore, comunque.
Questa specie di enorme comò della nonna mollato in mezzo ad una piazza è una cosa da levare il fiato. Come questi affreschi, che guardiamo anche con un po' di sufficienza perché siamo abituati agli affreschi, diocheppalle, altri affreschi, affreschi ovunque, esiste uno, nella storia dll'arte, che non ci abbia smarronati coi sui affreschi?
Sono di una bellezza disarmante. E anche se Annibale Carracci, con il suo Mangiafagioli, faceva crescere in me il pregiudizio (a stento tenuto a freno dalla lunetta con il Paesaggio con la Fuga in Egitto), ho dovuto abbassare le corna e dirmi "Ok, signori, è ora che mi rimetta sui libri e chini il capo di fronte alla magnificenza di questo posto". 
Certo, non di sola storia dell'arte vive l'uomo, a meno che quell'uomo non sia l'Argan. 
Ecco, se io sono una di quelle che, non si capisce perché, "se andassi in America i bei soldi che faresti" - sarà che ho visto troppe volte Fievel sbarca in America (e il cazzo di topo l'avrei annegato dopo due scene) e mi permetto di dire che è l'America che hadavenì da me, solo perché ho visto delle cose così belle che nessuno me le toglierà dagli occhi con insulsi grattacieli o con un gruppo di koala tenerosissimi e pucciosi. Palazzo Farnese e la spiegazione di quello che è e che è stato il mio quartiere nei secoli mi ha fatto venire voglia di fare la barbona per vivere per strada e non smettere mai di vedere la meraviglia.
Dal latino mirabilia, neutro plurale (dall'aggettivo mirabĭlis), usato nelle guide turistiche ante litteram per descrivere l'elenco dei monumenti da visitare. 

Comunque, miei cari ravvivatori dell'arte, che sembra che mangiate pane e Vitruvio e abbiate venduto l'anima al Vasari... è dura spacciarsi per per grandi intenditori se non avete vissuto Roma!

Ma, detto questo, vorrei muovere una critica personalissima a chi condivide svogliatamente articoli di Repubblica su Facebook, articoli in cui tutto va male, tutto è brutto, tutto è una merda, è tutto difficile, e come si sta bene in Inghilterra, e come si sta bene in Lituania, siamo un paese del Terzo Mondo.
Lo so che in Australia si vive bene. Anche qui, nel III secolo, immagino, si viveva bene. Non c'avevi nessuno intorno e stavi a tirarti le pietre. Lo credo che in America si vive bene, non si portano certo dietro la piaga della corruzione dai tempi di Genserico come noi. Anzi, non sanno manco chi era, Genserico. Giudicare un Paese senza valutare la storia non mi piace. Che poi io la usi come metodo esclusivo di giudizio...vabbè.
Sciacquatevi la bocca (amo, amo dirlo!) prima di parlare di un Paese che ha prodotto la meraviglia.

Specialmente se vivete in un Paese che spara in testa alle giraffe, che manco puoi boicottargli i prodotti perché producono solo biscotti burrosi nelle scatole di latta e altra roba che, personalmente, classifico come "rifiuti speciali".
Cosa ti aspetti da un Paese talmente insignificante da non avere nemmeno stereotipi?
Ah, Amleto, ecco. 
Cosa vi viene in mente se dico "Danimarca"?
Biscotti burrosi, Andersen e la Sirenetta. Concentrandomi, anche Throvaldsen era Danese, e anche Kirkegaard. Non snocciolo Michelangelo né Bruno perché sono una signora. Pizza, Dante, la Pietà di Michelangelo. Danesi, levatevi.
Se avete soppresso una giraffa perché non era tutto 'sto granché per la razza, non crediate di esserlo voi, tutto 'sto granché, per la razza umana.
Siete a stento su Wikipedia.

Se all'Acquario di Genova avessero sparato ad un delfino, probabilmente i nostri ex amici della Triplice Alleanza non avrebbero perso l'occasione per invaderci.
Lasciamo perdere, va'. Sarà che la Rispoli è sull'altro lato della strada rispetto a Palazzo Venezia, ma a me, mi sale il fascismo.






martedì 12 febbraio 2013

Mi sale il fascismo.

Non posso dire diversamente: "mi sale il fascismo".

Insomma, credo che qualunque psicologo, ma ora chiederò conferma a numerosi esperti, direbbe che ci sono cose che, da bambino, ti devono imparare.
Una di queste cose è "non toccare le cose altrui". A me devono averla insegnata in modo particolarmente accorato, perché provo vergogna e disprezzo per chiunque tocchi le cose altrui.
I nani, non so perché (se non per farmi adirare), toccano le macchine, quando torniamo a casa. Toccano le macchine altrui. Provano ad aprire le portiere. A me partono emboli in fila per 6 col resto di 2. Toccano. Tutto. Passano vicino ai tavoli del ristorante e toccano la tovaglia. 

I miei coetanei toccano tutto. Lo vedo, non è che sono solo i nani.
Anche nei negozi, toccano. Io, se entro in un negozio, tengo le mani in tasca. Mi vergogno di toccare la roba. Giuro.
Per dirne una, in biblioteca, uno si è messo ad usare il mio computer mentre ero al bar a bere il caffè.
Sarei morta, piuttosto che fare una cosa del genere. 
Ti frugano nell'astuccio. 
Alla Chabod, una volta, mi hanno rubato il pranzo.
Ad un ragazzo, la giacca.

Io mi sento male solo al pensiero di spostare lo zaino altrui quando mi intralcia sull'autobus, mentre i nani crescono nell'idea che "se non lo usa nessuno, allora lo usi tu e va bene così". Eppure, non mi sembra di avere avuto un'infanzia all'insegna della violazione dei diritti, ma magari solo dell'educazione. 

Tutto questo, per dire che mi hanno rubato la bicicletta. Ecco perché mi sale il fascismo
Perché è la quarta bicicletta della mia carriera di ciclista che se ne è andata e non torna più. Comincia a rodermi un attimino questa cosa che le bicilette sono res publica. NON SONO RES PUBLICA. Vai a lavorare e te la compri, la bicicletta. Mandi tua moglie a battere e, con i quattro spicci che le darebbero, te la compri. Non prendi la mia.

Ecco perché vorrei credere in un dio con il martello. Uno che, quando lo preghi, senta l'eco di queste parole "mio Dio, ti prego, vendica quest'affronto: spappola con il tuo martello il ladro della mia bici!". E sbam! Glorioso finale pulp.

Insomma, in questi momenti, mi sale il fascismo. Non ci posso fare niente. Lo chiamo fascismo, ma penso che sia istinto di conservazione. Non che le due cose siano molto diverse -non venitemi a dire che il fascismo è mediato dalla ragione o dal patto sociale di Hobbes, eh!
Mi sale, perché ho sentito gente giustificare i furti negli appartamenti. "Eh, ma bisogna capirli, sono disperati!". Votavano PD ed erano radical chic. 
Quando campavo con 400€ al mese affitto incluso, nessuno mi compativa. 
Io non credo nella comprensione, credo all'azione/reazione. Al Causa/effetto.

Dico che mi sale il fascismo, perché il pensiero che qualcuno possa pensare "poverino, è costretto a rubare una mountain-bike da 500€ per campare" mi fa venire il disgusto per l'umanità. Voglio aprire le botole di Via di Grotta Pinta e lasciare spazio ai topi. Per sempre. 
Mi sale il fascismo, perché per il principio "azione/reazione", vorrei che, compiuto il furto, ti cadesse sulla testa un grosso masso di granito lanciato dal mio dio misericordioso, quello che ascolta le mie preghiere. In alternativa, che venissi massacrato di botte da quattro fasci infami. Almeno, si canalizza un po' di violenza per nobili scopi. 
Invece di manganellare povera gente per il proprio orientamento sessuale, una squadra di camicie nere che manganella ladri e scippatori mi renderebbe veramente felice. 

Gentile Signor Ladro, 
oltre ad aver scomodato una sessantina di santi al minuto (faccia lei le tabelline), Le ho augurato di cuore le peggio cose. Sa: cancri, tumori, incidenti stradali, gravi handicap provocati dai suddetti -ovviamente in totale mancanza di assistenzialismo statale, eh!, che vuol dire "morire solo come una nutria quando il Tevere è in piena". Speriamo che qualcuno di questi vada a segno. Non mi importa se, con i soldi che ricaverà dalla vendita della mia biciletta, sfamerà la Sua famiglia. Morissero pure loro, ovviamente. Ci sono migliaia di cassette del mercato che attendono di essere scaricate, per dirne una. 

Tornando a FN, non dubito che si tratti di vecchia merda, per andar per frasi fatte. Comunque, anche Mussolini delle cose buone le ha fatte. (Scusate, non ho resistito).

Propongo un nuovo patto sociale: voi, ladri, la smettete di rubare, e noi, persone oneste, continuiamo a campare felici. 

No, non funziona, preferivo quella storia delle manganellate come se piovessero.

per ricordarvi da dove viene il nostro sindaco. Non prendete questo post sul serio, eh! #antifascismosempre, come dicono i gggiovani.  Ulteriori informazioni sono disponibili pigiando qui.

lunedì 28 gennaio 2013

Roma, I Municipio: viva, ma non residente.

[la terza puntata. Non vi ho tediati con le prime due, perché i dialoghi avrebbero urtato la Vostra sensibilità]

Impiegata: "Stagnaro...Valentina"
Lei: "Presente."
Impiegata: "cheddevefà?"
Lei: "Carta d'Identità"
Impiegata: "Epperché?"
Lei: "Furto portafoglio. Allego: fotocopia denuncia carabinieri + fotocopia documento da rifare, precedente al furto + documento di riconoscimento - passaporto - in vigore. Stop"
Impiegata: "Ha compilato il modulo?"
Lei: "E pagato la marca."

Sono preparatissima. Talmente preparata che potrei anche farmela da sola, la carta d'identità.

Impiegata: "Coniugata?"
Lei: "Con F.P. Allego fotocopia Atto di Matrimonio e Stato Civile"
Impiegata: "Non mi risulta"
Lei: "Prego?"
Impiegata: "Sì, Lei non mi risulta."
Lei: "Non le risulto cosa?"
Impiegata: "Coniugata, evabbène."
Lei: "Cosa, non Le risulta? Ho anche fotocopia del mio atto di nascita, se Le può dare qualche indizio"
Impiegata: "Faccia vedere."
Lei: (OH GOD, WHY?)
Impiegata: "Non posso farLe la Carta d'Identità."
Lei: "Branco l'aveva detto."
Impiegata: "Lei non risulta, al nostro Comune"
Lei: "Per quale oscura ragione, escluso Branco?"
Impiegata: "Lei risiede a Sestri Levante!"
Lei: "Non penso proprio: i Vigili del mio Comune, sito nell'operoso Nord, hanno già fatto gli accertamenti necessari, non risiedo su."
Impiegata: "Devo chiamare la collega."
Lei: "Se è per il burraco, io oggi non posso."

(venti minuti dopo. Forse erano 5, ma venti minuti da un tono più epico alla mia vicenda)

Impiegata: "Infatti, ecco."
Lei: "Cosa?"
Impiegata: "Viva, ma non residente"
Lei: "Di essere viva me n'ero accorta, ma non residente che vuol dire, di preciso?"
Impiegata: "Che Lei, al momento, risulta senza residenza."
Lei: "C'è un motivo?"
Impiegata: "Sì, il Suo Comune Le ha tolto la residenza"
Lei: "Non facciamone una questione leghista, il mio Comune è già sotto il Po, comunque. Il mio Comune mi ha tolto la residenza perché sono censita a Roma, e per loro vivo a Roma."
Impiegata: "Eh, ma mica ce l'hanno comunicato!"
Lei: "Perché pensavano, poveri idioti, che Voi sapeste che vivo nel Vostro Comune!"
Impiegata: "Dove vive, insomma?"
Lei: "Con mio marito."
Impiegata: "Nella stesa casa? Stesso indirizzo?"
Lei: "Il mistero si infittisce! Due persone sposate che vivono insieme! Mi prende in giro?"
Impiegata: "Non è scontato."
Lei: "Sa che essere senza residenza è un reato?"
Impiegata: "Non è questo il punto. Deve tornare con Suo marito, che dichiari che vivete insieme."
Lei: "Scusi, la parola di mio marito vale più della mia? È perché sono rossa e ho i tatuaggi?"
Impiegata: "Non dica stupidaggini: è perché lui è già residente lì. E certifica che Lei vive lì."
Lei: "Anche io vivo già lì, perché non posso certificarlo a mia volta?!"
Impiegata: "Non so cosa dirLe"
Lei: "(bestemmia in aramaico) Quindi?"
Impiegata: "Torna qui con Suo marito e facciamo tutto"
Lei: "(bestemmia più forte)".

Una settimana dopo

Impiegata: "Mi ricordo di Lei."
Lei: "Bene, questo è mio marito. È venuto a certificare che sono in vita e che risiedo"
Impiegata: "Sì, ma ad un altro sportello."
Lei: "Prego?"
Lui: "Signora, veniamoci incontro: qui ci sono tutti i documenti che Lei potrebbe consultare comodamente dal piccì ma che noi abbiamo, per buon cuore, stampato e fotocopiato per renderLe la consultazione più agevole. Ora facciamo questa Carta, per favore."
Impiegata: "Dovete prendere la lettera E"
Lei: "Perché settimana scorsa mi ha detto di tornare qui?"
Impiegata: "Qui, nel senso di edificio."
Lei: "Beh, certo avrei potuto presentarmi a Dar-es-Salaam, a vedere se mi facevano due documenti abbùffo..."

Prendiamo la Lettera E. Ci passano davanti, senza numero né niente, nell'ordine: un trans, una signora finta-invalida con una figlia stronza, 4 impiegati di altri uffici che dovevano fare pratiche per degli amici loro, un carabiniere che raccoglieva documenti in giro, probabilmente per farsi dare una mancia, e 4 scimmie col cappello.

Impiegata: "Cambio di residenza?"
Lei: "No, sono senza residenza..."
Impiegata: "Ma lo sa che è un reato?"
Lei: "Beh, questo lo chieda al Vostro benemerito Comune, se lo sa..."
Impiegata: (scrive i miei dati ad una lentezza esasperante, una lettera alla volta, con il dito indice) "Viva, ma non residente"
Lei: "E partorirò con dolore, lo so..."
Lui: "Le sembra normale? Che io debba venire a dirvi una cosa che dovreste già sapere? Nel'era di Internet?"
Impiegata: "È la norma, invece."
Lei: "Prego?"
Impiegata: "Certo. Potreste fare un'autocertificazione in base al decreto Monti, ma non la accettiamo, quindi dovete comunque venire in Comune."
Lui: "C'è un Decreto che Voi deliberatamente non rispettate?"
Impiegata: "Non è che non lo rispettiamo, noi riceviamo l'autodichiarazione, ma poi dovete comunque venire a firmare."
Lei: "Quindi delle mie scansioni che n'è stato? Le troverò stampate e distribuite negli asili come carta per pasticciare coi colori?"
Impiegata: "Nome di Suo padre?"
Lei: "Sergio"
Impiegata: "Cognome?"
Lei: "Brando, come Marlon"
(dieci minuti di domande del genere)
Impiegata: "Ecco, questo è il Suo documento d'identità, per ora."
Lei: "E...per la tessera elettorale?"
Impiegata: "Voterà a Sestri."
Lui: "Senta, forse non ha capito. Lei non risiede più a Sestri, e la Sua tessera elettorale, qui, non vale. E non vale neanche su, mi sembra chiaro."
Impiegata: "Allora non può votare"
Lui: "Prima che mi alteri, dov'è l'Ufficio Elettorale?"
Impiegata: "Piazzale Marconi"
Lui: (a lei) "Fra una settimana ci vai e senti cosa ti dicono. Se non ti fanno la scheda, registri tutto e mi dai il video, che lo mando a chi sappiamo..."
Impiegata: "All'Ufficio Iscrivendi, sicuramente risolverete tutto. Entro 48 ore risulterà il cambio di residenza. Quando possono venire i Vigili?"

Lei: "A cena o per il burraco? Prima delle 14 tutti i giorni, ore pasti. Grazie mille."
Impiegata: "Buona giornata!"

I Municipio: nun te temo.

martedì 23 ottobre 2012

Choosy per turno settimanale.

Gentile Ministro Fornero,
mi scusi se ieri non ho ascoltato le Sue ennesime stronzate. Abbia pazienza, è che c'avevo da stendere la lavatrice. Comunque, buongiorno a tutti, amatissimi colleghi. Se non lo sapete, sapevatelo, sono laureata in Lingue con un discreto 108. Ho fatto l'università in 3 anni e mezzo, campandomi quasi esclusivamente da sola a 500 km da casa dei miei genitori. Durante il triennio ho conseguito le certificazioni di lingua più assurde e paranormali. Nel mentre, voglia per segnalazioni o meno, ho cominciato a fare traduzioni. Mi dispiace, mentre ieri sparava cagate, ne stavo proprio facendo una. Comunque, per mantenermi l'università, ho fatto la cameriera, è un lavoro che mi piace. Mi piace un po' di meno quando ti pagano 4€ l'ora e a fine serata devi anche lavare quattro stracci ammuffiti, maleodoranti e traboccanti di blatte. Senza guanti, i guanti costano. 9 ore tutti i giorni. Continuavo a dare esami, ho conosciuto mio marito, mi sono sposata (continuando a dare esami). Mi sono laureata. "Adesso con una bella laurea in mano, conquisterò il mondo!". Colcazzo. Faccio sempre la cameriera, ma ora faccio anche la baby sitter. Le faccio un esempio della mia giornata tipo del lunedì, a seguire quella del martedì. Ieri, durante la mattina ho lavorato, nel senso che ho fatto una traduzione. Poi ho scritto un articoletto per un sito per cui collaboro. Gratuitamente, farà curriculum. Poi, sono andata a pranzo con due amici laureati e poi a seguire una lezione con una collega laureata con lode che fa la commessa. Anche io sono laureata, l'ho già detto?, e dopo aver atteso mezz'ora una lezione che non si è mai tenuta sono andata a fare la baby-sitter per 7 luridi euro l'ora. Faccio la baby sitter parlando solo ed esclusivamente in inglese a due/tre bambini di discutibile gestibilità. Finito questo primo lavoro, ho alzato le chiappe e sono andata in Prati a fare da baby-sitter ad un altro bambino. Fino a mezzanotte, 7€ l'ora. Stamattina, ho preparato una lezione privata di latino in francese, che darò gratuitamente. Poi andrò a fare la cameriera, a circa 6€ l'ora: non che mi ammazzi di lavoro, eh, e il capo è molto gentile - e mi risparmio di fare la spesa e cucinarmi il pranzo (anche se sono laureata e vorrei fare il lavoro di quella che spara giudizi banali su una generazione alla quale non appartiene). Ma, diciamolo, alla fine che cazzo ci frega di quello che pensa lei! Parole al vento, parole in libertà, amati colleghi! Sul serio sentiamo il peso del giudizio di questa gentile signora sulle nostre spalle? È come se un epistemologo accettasse critiche sedicenti costruttive da Valeria Marini.
Quello che mi viene in mente è una delle espressioni più irritanti che conosco: "Si sciacqui la bocca!", ma non lo penso sul serio, è un'espressione che odio troppo.
Invece, penso che a Piazzale Loreto c'è ancora posto.


martedì 4 settembre 2012

Cerchi lavoro?






Dal titolo, evinciamo che la risorsa sia un cucciolo di Setter da inserire a guardia di un campo da golf, tradendo così secoli di tradizione che lega il Setter all'arte della caccia. Alla volpe, se non mi sbaglio.
Ad una lettura più attenta, ogni eventuale misunderstanding viene sciolto dal chiarimento "filippina o italiana", i due Paesi leader nell'allevamento dei Setter. Si seleziona esclusivamente personale femminile. Alloggio+retribuzione. Sì, ma la "possibilità di carriera"? e "l'inserimento definitivo nell'organico"? Diffidare dei cuccioli importati illegalmente dalla Romania.
La risorsa deve saper cucinare l'italiano benissimo e saper stare con i bambini -eventualmente cucinarli,-  quindi "buona predisposizione al lavoro di team" ed avere la patente. B, presumibilmente. B di Bau, immagino.

giovedì 19 luglio 2012

Laureata cerca lavoro

Lei: "Pronto?". Moccoli a sei a sei come le rose.
Signorina: "Buongiorno, Signorina, [voce impostatissima] la disturbo?"
Lei: "[...]"
Signorina: "Abbiamo ricevuto e valutato il Suo CV e saremmo interessati ad un colloquio per una proposta di lavoro. [respiro profondo] Mi conferma che è laureata in lingueculturedelmndomodérno?"
Lei: "Sì, di cosa si tratta?"
Signorina: "Si tratta di un posto da baby-sitter, zona Parioli, full-time, luneddìsabbato, tre notti a settimana, due domeniche al mese. Paga oraria da discutere con la famiglia. È interessata? Il nostro ufficio è aperto tutti i giorni con orario continuato dalle 9.30 alle 17.30. Le fisso un colloquio?"
Lei: "No, grazie, ho già dato, signorina, buona giornata!"
Signorina: "in che senso, 'ha già dato'?"
Lei: "Se non vuole che la renda complice di infanticidio, facciamo che questa telefonata non è mai avvenuta"
Signorina: "[...]"
Lei: "Buona giornata!"

Mai telefonarmi prima delle 11.

mercoledì 27 giugno 2012

riflessioni da bagno I

Calcolando una spesa mensile di 16 € per una confezione di pillole al mese, aggiungendo una spesa media di altri 10 € per assorbenti, salviettine, detergenti e affini, 26 € al mese moltiplicati per un'eta fertile calcolata per difetto intorno ai 35 anni...
(26x12) x 35 = 10.920 € che, se fossi nata uomo, mi sarei messa in saccoccia.


mercoledì 20 giugno 2012

maternità e ristorazione.

Io non ho niente contro i bambini. Ho molto contro i genitori.
Da qualche parte, nel nostro patrimonio genetico, ci dev'essere una molla che scatta alla nascita del pupo. Una sorta di shift+canc che manda al vento i precedenti anni di conquiste intellettuali del genitore. 

Diciamolo, a me i bambini, specialmente a tavola, fanno schifo.
Eh, lo so. 
Non ci posso fare niente. Mi fanno un po' schifo e un po' paura.

Quando sarò la Regina del Mondo, una delle prime leggi che firmerò sarà questa: "È fatto assoluto divieto di condurre lattanti nei ristoranti del Regno e di costringere gli altri avventori del locale a subire le schifezze prodotte dal pupo".

Sarà che ho fatto la cameriera per troppi anni. Ricordo ancora con orgoglio di quando quelle due mocciosette mi hano vomitato quasi in contemporanea sul tavolo e la madre pretendeva che pulissi. 
Quante bestemmie. "Ma sono bambine!". Esticazzi, signora, ma che, lei le mani non ce le ha?
Dev'essere così che ho conquistato Paolo. Per fortuna, in materia di nani, condividiamo lo stesso parere. Nani, carne cruda e disprezzo per la giunta Alemanno: la comunione di idee per questi tre argomenti è il motivo per cui ci siamo sposati.

Comunque, i bambini nei locali pubblici non ci dovrebbero stare. Mia madre mica mi portava al bar. 
Vai a prendere l'aperitivo e sei ostaggio di tutte le mamme ansiose che "Ah, ma lei alita Campari sul mio pupo!" o "Eh, ma non vede che c'è un bambino? Deve proprio fumare?". Co' 'na madre così, è il meglio che gli può capitare, signora, che gli aliti Campari in faccia.

Poi, non voglio essere resa partecipe di nessuna delle funzioni corporee di tuo figlio.

Se io sono a cena fuori e tu ti permetti (e sottolineo, ti permetti) di cambiare tuo figlio sulla sedia di fianco alla mia, perché il tuo culone flaccido pesa troppo e non hai voglia di andare in bagno, perché tanto "è un bambino", beh, sai che c'è? Che ti dico quello che penso.
Di te, di tuo figlio e del tuo culone flaccido. E anche del fatto che tuo marito ha guardato le tette della cameriera per tutta la cena. 

"Una donna può essere così?" hai chiesto a tuo marito, facendogli distogliere per un attimo lo sguardo dalle tette della cameriera.
"Amore, che ti devo dire?" - back to: "tette della cameriera"
"Ma hai visto come mi ha aggredita? Quella belva!"
"Sì, ma non...(trovo le tette della cameriera)".

Una donna può essere eccome così, mia cara signora. 
L'emancipazione, la parità, le lotte, i diritti. È mio diritto scegliere di non volere un figlio.

Quello che voglio dire, mie care signore, è che il rispetto e l'educazione trascendono il concetto di maternità. Una può essere madre senza rompere i coglioni al mondo con le cacche del suo pupo.
Una come me può provare l'istinto materno della femmina del cuculo e sentirsi in pace con la propria coscienza. Checcedevofà.
Mie care signore, sono d'accordo che la vostra vita non debba essere ridotta al ruolo di angelo del focolare, ma i bambini devono stare nei posti da bambini, con altri bambini. Non al ristorante in mezzo agli adulti. Se volete andare al ristorante, andateci da adulti, in mezzo agli adulti. 
Non costringeteci a subire, perché è "subire" l'unico verbo che mi viene in mente, i vostri bambini. 
Se ne avessi voluto uno, di bambino, l'avrei prodotto e l'avrei portato con me.
E l'avrei cambiato proprio lì, mia cara signora, di fianco alla tua sedia.





 


domenica 10 giugno 2012

e il mattino, e il mattino.

e voglio bestemmiare.
Ho fatto gloriosamente le quattro, erano 45 anni che non facevo le 4. È dalle 8 che sono sveglia. Anche il gatto ha avuto pietà del mio volto tumefatto e non ha reclamato la pappa delle 7 e mezza. Forse perché l'aveva avuta preventivamente alle 4.

Comunque, le donne sono insopportabili. Non so come fanno gli uomini a sopportarci. Sono proprio una roba che la domenica mattina dovrebbero vietare. Non tutte, eh. Ma quelle ipercinetiche che non hanno fatto un cazzo tutta la settimana e la domenica devono recuperare i brandelli di socialità perduti nei giorni precedenti.
Sbattono le porte, strillano al cellulare, strillano ai ragazzini, prendono la macchina e suonano il clacson 126 volte perché non sanno guidare e pretendono che i muri dei palazzi si spostino per lasciarle passare perché è domenica, e il romano la domenica mi si sveglia presto e va al mare. 
Io avevo nel cuore di svegliarmi proprio alle 2 del pomeriggio, like a lady, ma data la fervente attività del quartiere, sono le 10, ho già fatto una lavatrice e un dolce.

Io non vi sopporto, a voi che non avete una vita e la domenica mattina vi svegliate all'alba e, soprattutto, fate in modo che gli altri si sveglino. Gli altri una vita ce l'hanno. Io ce l'ho. 

Ieri notte, avrei potuto sparare tre petardi sul pianerottolo, ma non l'ho fatto. 
Stamattina, mia cara vicina, avresti potuto avere la cura di non sbattere le 8 cazzo di porte che hai, più le 8 cazzo di porte del cazzo di ascensore. 
Non stupirti se il nostro prossimo dialogo sembrerà tratto da Shining.

Io non ti sopporto, a te che stai al B&B del primo piano e dici "ALLÔ" con quel tono irritante da quaranta minuti. NON PRENDE, IL CELLULARE, AL PIANO RIALZATO, encefalitico!
In questi casi è evidente che non c'è un dio.

Stamattina, mia cara dirimpettaia, non me ne fregava granché di sentire che tuo marito non ti ha detto che ha invitato tua suocera a pranzo e tu volevi andare al mare. Ammazza la vecchia e vai al mare.
Ma smettila di gridare al balcone, per il tuo dio.
 
Ho bramato il possesso di una lupara.

A rieccola. E sbatte la prima porta. E sbatte la seconda porta. E sbatte la prima porta dell'ascensore. E sbatte la seconda porta dell'ascensore. Io, onestamente, provo anche odio. E io che avevo impostato la sveglia alle 14.00, con questa canzone.
 

Capito? Che ti senti i Velvet Underground nel letto che ti massaggiano dolcemente schiena e tempie per svegliarti, like a lady, proprio come avevo in mente di fare all'inizio del post.

Vaffanculo, vicini. Ora vi beccate i Cinderella a palla finché non decido quale sia il mio cd peggiore.

mercoledì 23 maggio 2012

in valigia.

Continuo a pensare che la Liguria non sia un posto civilizzato. Io vengo dalla Capitale, vi servono delle calze di nylon? Vi porto della carne in scatola, dei profumi?

Insomma, quando faccio la valigia, non penso che sto tornando nel posto dove sono nata e cresciuta, penso di andare a fare un safari.
 
"Carta igienica, Autan, fazzoletti, amuchina-che-chissà-cosa-tocco, disinfettante intestinale, binocolo per avvistare i predatori, borraccia, scarpa da trekking. Ah, e il Malarone".

Liguria, lo so che ci conosciamo da un po', ma ci metto meno, da Roma, ad arrivare a New York che a Chiavari. Giuro. 

Insomma, non vado su a caso, vado a un matrimonio.
Farà caldo?
Vestito frufruestivocelestinocheccarino, tacco abbinato 12 perché il celeste non mi deve fare aggressive, calza impercettibile, accessori, smalto.
Farà fresco?
Vestito rosso menopausa, tacco abbinato 14.3, da 12 non lo facevano. Finalmente proverò l'ebbrezza di non esser messa in prima fila nelle foto. Calza impercettibile, vedi sopra, accessori, smalto.

Ah, poi il treno. Minchia, più di 6 ore di treno. Che mi porto, il libro? Sì, dai, il libro per la tesi, checcazzo, sto ancora a pagina 70. Poi mi porto un romanzo, così, easy. Magari lo cerco in biblioteca fra poco, che tanto gli riporto Blow Up. Che film, cazzo. Mi dispiace solo che non sia un po' più splatter. Ah, e la ceretta, azz, ancora mi devo fare la ceretta.
Ma per il viaggio? No, tra l'altro sarà un carrò bestiame e devo cambiare a Pisa e a Spezia, mi sto già appuntando le madonne da tirare.
Ah, pure le sopracciglia, tra l'altro. Vabbè, quelle domani mattina.
Cos'è che dovevo portare su? Pajata sotto vuoto?
Ma l'i-pod? No, giusto, morto.
Mp3, morto. Piccì, ma boh, con tutti quei cambi, non c'è mica da fidarsi.
Ma una giacca? Checcazzo, però, ho fatto il cambio degli armadi due anni fa. Me lo ricordo ancora. Sono partita per la vacanza con tutta la roba estiva e, quando sono tornata, quella invernale non c'era più. 

Cavoli, le 8.30. Scegliamo un cd per la ceretta. Alice Cooper, vah. Mentre lo scaldacera si attiva, fammi arrampicare sul soppalco, che avevo quegli stivali bianchi da signorina così dabbene, pagati un occhio, e sono due anni che non li trovo. Mica erano invernali.

Liguria, ti odio. Mi devo anche preparare il pranzo al sacco, come alle gite delle elementari, che col pranzo al sacco ci sentivamo troppo trasgressivi.
Liguria, tu sei Hannibal Lecter e io Clarice Starling.
Per chiarire il nostro rapporto.

Liguria, vabbè, mo' arrivo.



lunedì 30 aprile 2012

Né più mai comprerò il tuo prezzemolo.

Tra le cose che mi mandano fuori dalla grazia divina (entro la quale non credo di essere mai stata, comunque), c'è lo spreco. Lo spreco, cazzo.

C'è un'epidemia di pezze al culo e noi italiani sprechiamo. Ah, che godimento. Via tutto.
In bar e ristoranti dove si buttano tonnellate di pane. L'altro giorno ho detto al cuoco: "Senti to'o taglio per le bruschette?". Il pane era di due giorni prima, non aveva niente da invidiare ai Prigioni. Mi ha guardata con pietà. "Butta". "Ma ci puoi fare il pan grattato!". "Butta". "Se ci fosse mia madre ti farebbe un bucio di culo così (gesto): NON SI BUTTA IL PANE!!". Sguardo pietoso.

Insomma, 'ste pezze ti s'apiccicano al culo appena ti distrai. Infatti, sono a casa e non lavoro, perché non ho un lavoro, per un motivo X dedotto da qualche principio dell'Antitrust.
Comunque, l'ottica della disoccupata l'ho sempre adottata, sisamai.

Quando vado a fare la spesa, ci vado come se stessi per compiere un delitto. Seriale, per di più.
Non mi ricordo un indirizzo diverso dal mio, ma in testa ho una specie di database con il prezzo medio di qualsiasi prodotto. Dirai, anvedi che pulciara.

Non è che non abbia esattamente un cazzo da fare, se devo essere sincera. È che mi è rimasto l'istinto di dividere ogni prezzo per 4 e calcolare a quante ore di lavoro in Vineria corrisponde.
Vengo spesso colta da raptus di rivolta proletaria.

Ieri, per esempio, siamo andati a comprare il prezzemolo. 1€.
Sembrava che mi fosse morto un parente. 1€ per una pianta infestante? Che prima il fruttivendolo ti regalava?

1€, ci sono rimasta male.
Vabbè, è che la massaia tipo non è più la vera Casalinga di Voghera, quella oculata che fa i chilometri perché lìlafruttaèpiùbuona.
Diciamocelo, adesso sticazzi. Le massaie consumano non so quanti metri cubi di plastica l'anno, bisognerebbe stroncarle. Solo roba imballata: più è imballata, più è buona.
Massaia, pronto? Non comprare le merendine demmerda a tuo figlio, a fare i muffin ci vogliono 20 minuti per l'impasto e 20 di cottura. Puoi comprare un frigoverre che utilizzerai per sempre, e potrà portarsi la merenda a scuola.

Lo so che non fate caso all'imballaggio perché vivete in case grandi circondate da appositi bidoni dell'immondizia. Io vivo in 40 metri quadri, posso conferire la mia plastica solo due volte a settimana negli orari appositi in luoghi appositi, odio gli imballaggi.
Ma odio di più uno che si permetta di vendermi un etto scarso di prezzemolo a 1€. Sono 10 goleador, per dirne una.

Vogliamo fare un sondaggio? Quanto pagate mezzo chilo di pasta? Quanto un litro di detersivo o una pagnotta? Quanto pagate un etto di prezzemolo? Che percentuale di prezzemolo usate, dell'etto che avete acquistato?

Ogni tanto rimango ammaliata dalle cifre assurde delle cose che vedo al supermercato. Una busta di rucola 1€ e 90. Sarà quella dell'orto privato del Papa.
Ok, allora faccio venti minuti di autobus con il mio carrello da signora anziana, in gran segreto, e vado a piazza Vittorio, al mercato. Con 2 euro compro un camion di rucola, e sai che mi dice il fruttivendolo? "Vuoli prissemulo, signorì?". Sì, lo voglio, il prissemulo. Lo taglio e lo surgelo. 

C'era quella storia lì, quella che ci hanno sempre raccontato le maestre: lo zucchero è in basso, perché ne avrai sempre bisogno e, se non lo troverai, lo cercherai. Quello che ti vogliono vendere è all'altezza degli occhi.
Ecco, questo non mi sta bene.
Basta prenderci per il culo.
Non compro i tuoi prodotti MISURA. Io non sono una quarantenne frustrata dalla panza che non c'ha voglia di cucinare. E, soprattutto, se proprio devo mangiare della plastica, mi mangio quella che accumulo durante la settimana.
Signor Sindaco Podestà Alemanno, vede come siamo ridotti? C'è crisi perché Lei non fa la differenziata e noi siamo costretti a mangiarci la plastica che produciamo. Un inciso.

Mi piace andare al mercato, mi piace non comprare cose inutili. Mi piace fare il pangrattato, i dolci per la colazione, i sofficini e i bastoncini di pesce. Non compro un sugo pronto manco se mi stacchi la pelle di dosso, mi faccio ricaricare i detersivi.
Sono integerrima. Non compro prodotti stranieri. Non compro prodotti di grandi aziende. Niente Barilla, niente Buitoni, niente Star, Kraft o che. Qualità al giusto prezzo.
Tutta questa ideologia, ma alla fine, quel cazzo di etto di prezzemolo l'ho comprato.