È lei!

È lei!

mercoledì 20 giugno 2012

maternità e ristorazione.

Io non ho niente contro i bambini. Ho molto contro i genitori.
Da qualche parte, nel nostro patrimonio genetico, ci dev'essere una molla che scatta alla nascita del pupo. Una sorta di shift+canc che manda al vento i precedenti anni di conquiste intellettuali del genitore. 

Diciamolo, a me i bambini, specialmente a tavola, fanno schifo.
Eh, lo so. 
Non ci posso fare niente. Mi fanno un po' schifo e un po' paura.

Quando sarò la Regina del Mondo, una delle prime leggi che firmerò sarà questa: "È fatto assoluto divieto di condurre lattanti nei ristoranti del Regno e di costringere gli altri avventori del locale a subire le schifezze prodotte dal pupo".

Sarà che ho fatto la cameriera per troppi anni. Ricordo ancora con orgoglio di quando quelle due mocciosette mi hano vomitato quasi in contemporanea sul tavolo e la madre pretendeva che pulissi. 
Quante bestemmie. "Ma sono bambine!". Esticazzi, signora, ma che, lei le mani non ce le ha?
Dev'essere così che ho conquistato Paolo. Per fortuna, in materia di nani, condividiamo lo stesso parere. Nani, carne cruda e disprezzo per la giunta Alemanno: la comunione di idee per questi tre argomenti è il motivo per cui ci siamo sposati.

Comunque, i bambini nei locali pubblici non ci dovrebbero stare. Mia madre mica mi portava al bar. 
Vai a prendere l'aperitivo e sei ostaggio di tutte le mamme ansiose che "Ah, ma lei alita Campari sul mio pupo!" o "Eh, ma non vede che c'è un bambino? Deve proprio fumare?". Co' 'na madre così, è il meglio che gli può capitare, signora, che gli aliti Campari in faccia.

Poi, non voglio essere resa partecipe di nessuna delle funzioni corporee di tuo figlio.

Se io sono a cena fuori e tu ti permetti (e sottolineo, ti permetti) di cambiare tuo figlio sulla sedia di fianco alla mia, perché il tuo culone flaccido pesa troppo e non hai voglia di andare in bagno, perché tanto "è un bambino", beh, sai che c'è? Che ti dico quello che penso.
Di te, di tuo figlio e del tuo culone flaccido. E anche del fatto che tuo marito ha guardato le tette della cameriera per tutta la cena. 

"Una donna può essere così?" hai chiesto a tuo marito, facendogli distogliere per un attimo lo sguardo dalle tette della cameriera.
"Amore, che ti devo dire?" - back to: "tette della cameriera"
"Ma hai visto come mi ha aggredita? Quella belva!"
"Sì, ma non...(trovo le tette della cameriera)".

Una donna può essere eccome così, mia cara signora. 
L'emancipazione, la parità, le lotte, i diritti. È mio diritto scegliere di non volere un figlio.

Quello che voglio dire, mie care signore, è che il rispetto e l'educazione trascendono il concetto di maternità. Una può essere madre senza rompere i coglioni al mondo con le cacche del suo pupo.
Una come me può provare l'istinto materno della femmina del cuculo e sentirsi in pace con la propria coscienza. Checcedevofà.
Mie care signore, sono d'accordo che la vostra vita non debba essere ridotta al ruolo di angelo del focolare, ma i bambini devono stare nei posti da bambini, con altri bambini. Non al ristorante in mezzo agli adulti. Se volete andare al ristorante, andateci da adulti, in mezzo agli adulti. 
Non costringeteci a subire, perché è "subire" l'unico verbo che mi viene in mente, i vostri bambini. 
Se ne avessi voluto uno, di bambino, l'avrei prodotto e l'avrei portato con me.
E l'avrei cambiato proprio lì, mia cara signora, di fianco alla tua sedia.





 


1 commento:

  1. non so se posso commentare, ma...UNA STANDING OVATION PER IL MARITO CHE NON TROVAVA LE TETTE DELLA CAMERIERA!!!!!XD

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