È lei!

È lei!

domenica 8 giugno 2014

Il primo appuntamento: dubbi, esitazioni, perplessità.

Ormai sono passati millenni dal mio primo appuntamento, e quasi 5 anni e mezzo dal primo appuntamento con mio marito (che, per inciso, mi è stato sul belino dal primo istante); ciò non toglie che io possa pontificare sull'argomento dal mio scranno traduttorio sul cucuzzolo del soppalco. 
Dopo aver fatto un signor aperitivo a Freggene (sì, ero convinta che si scrivesse con 2 g, finché ci andavo con le mie tresche romane) e un rientro sorridente in motocicletta (ho alzato il dito meio solo una volta, ma lui era cinese e la sua sensibilità gli avrà permesso di cogliere il riferimento al mestiere delle antenate) ci siamo andati a mangiare una pizza.
Di fianco a noi, una coppia. Non giovane. Con "non giovane" intendo anche, per logica, "non vecchia". Sulla 50 abbondante lui, sulla quasi 60 lei. O forse lei era sulla 50 abbondante portata con fatica. 

Mentre noi, in quanto coppia consolidata, indugiavamo nella solita ordinazione (Una birra media, mezzo di vino, due pizze - le solite - ma pure due fritti che ci passa la paura e lei domani va in palestra) e discutevamo di tutte le moto che avevamo incontrato sull'Aurelia (motociclisti, che gente) e relative caratteristiche tecniche, l'orecchio indugiava sulla conversazione del tavolo a fianco. 

Si siedono. Visibile imbarazzo. Cellulari sul tavolo. "Ah, com'è che nessuna copertura di rete?". Sicuro che stava a fa' il check-in su Facebook, come tutti quelli che vengono in palestra da me, che stanno 40 minuti a litigare con il cellulare sulla soglia, che lì sotto il telefono non prende e il mondo non può sapere che sei tutto unto tra un macchinario e l'altro - sicuramente la Miss Galassia della tua Via Lattea personale ti spia e aspetta solo di farsi trovare ammanettata alla panca dello spogliatoio cosparsa di panna. "Ahó e chiedije 'a passuord der waifài, nno?".
Stanno ognuno al proprio cellulare fino all'arrivo dell'antipasto. Forse hanno mandato un whatsapp in cucina, che ne so. 
Lei je da di babbuino fritto, lui di elegante tagliere misto che pensava di condividere con l'amata/futura preda. Così le sale il colesterolo e buono che le viene un infarto durante l'atto, ma co' tutto quel grasso dovrebbe mantenersi calda per il tempo necessario.

"No, tesoro, i formaggi mangiali tu. Io ho i diverticoli". 
Checosachecosa?
I diverticoli?
"Ma va! Sul serio, i diverticoli?"
"Sì, guarda, cerco di starci attento ma... poi sai com'quando ce li hai, no?"
"Non mi dire niente, io ho sofferto di coliche che..."
"Ma dai!"
"Guarda, pure oggi...ho preso un gelato dopo pranzo, ma non ti voglio dire. Poi tu lo sai, se hai i diverticoli..."
Ma cosa sono, 'sti diverticoli?
(Ma io ho mai parlato di diverticoli, ad un primo appuntamento? Forse del fatto che ho la gastrite, sì, ma questo non mi costringeva ad assumere un'espressione di contrizione mista a lutto per la recente scomparsa di un parente prossimo. Bastava darmi un po' di pane ogni tanto.)
Perplessità. 

"Questa è la mia amica Giovanna. Pensa che matta, sta con uno di 30 anni!"
Sgomento. Lei gli allunga il cellulare con foto dell'amica.
"Niente male, lei."
 
Non era la risposta attesa. Sbraniamo i fritti e io, elegantemente, una pizza e mezza. Ma sticazzi, voglio dire, siamo marito e moglie, il matrimonio è la tomba del romanticismo. Invece che fare lo spelling di window coi rutti, abbiamo bevuto un bicchiere di amaro. E non mettermi il ghiaccio nel Fernet che fa quell'orrenda reazione chimica e sembra di bere acqua della fossa biologica. 


"Ma allora, dove vivi?"
Perplessità. Ma ero distratta dal discorso sulla Diavel e il suo assetto. Quando mi risintonizzo, sento:
"È bello, perché poi ho la mia cameretta, no..."
La tua cameretta? 
Eh?

"La-tua-cameretta"? Quella che il resto della popolazione maschile chiama "scannatoio"?! Certi hanno anche sofisticati canali di drenaggio sotto il materasso, per far scolare il sangue delle vittime. La tua cameretta. Che te la immagini tipo coi poster di Dragonball alle pareti e un peluche sul letto. Oggetto transizionale tra questa vita e quella prossima. 
Le modalità di "mia cameretta" che ho vissuto spaziavano dall'impianto stereo da dieci miliardi alla più grande collezioni di edizioni di pregio alle grandi topaie ammuffite. Collezioni di farfalle a raffica, un pitone, e un gatto. "Non è impagliato come sembra, è vivo", m'ha detto. Nessuno ha mai detto, però, "Ti spiace se andiamo nella mia cameretta?". A giocà' alla Play, magari. Non ti immagini lui che si fa la barba cantando Born to be Wild, nella sua cameretta, ecco. (Sì, l'ho visto fare, e non da me medesima, peraltro). Non ti immagini di trovare biancheria di lattice altrui, nella sua "cameretta".
Ora mi alzo e me ne vado. Ah, no, il Fernet.

Infine, diciamolo. L'omo ha da guidà. L'uomo dev'essere motorizzato. Il motociclista acchiappa perché è omo perché guida un mezzo che tu non sai guidare o perché  di cilindrata maggiore rispetto al mezzo che guidi tu. L'omo sulla custom ti ispira Sweet Home Alabama: con la sua sola presenza ti si sconquassano gli ormoni e ti crescono i baffi. L'omo sulla sportiva ti ispira il ruggito con tanto di relativa marmitta aperta. L'omo ti viene a prendere in macchina e su una bella macchina, no sulla Multipla che gli è rimasta dal divorzio e che sta ancora a pagarci le rate.
L'omo guida, sa le scorciatoie, non teme il traffico, è cresciuto a copertoni lisi e Tuttocittà. 
"Quindi, tu guidi?"
"Sì. Da ragazzi guidavamo. So tutte le strade di Roma". 
Cos'avrà voluto dire? Da ragazzi chi? Guidavi coi tuoi amici cosa? Lei non indaga oltre, voleva uscire a riveder le stelle, ma l'annoso problema delle coliche glielo impediva. 

Infine, l'omo ha da esse tecnologgico. L'omo ti deve fa gli aggiornamenti dell'i-Phone, dev'essere un instancabile elettrotecnico, un meccanico ed un efficiente ingegnere chimico. "Maa pòi toglie 'sta suoneria delle notifiche?". Lui, con l'aria del "Nubile, è arrivato Medioman", le ha sterminato la scheda del telefono, consumato i 2 giga di Internet e messo un Notturno di Chopin intero come suoneria. "È che questo modello lo devo studiare un attimo".

Signori miei.
Signori miei. 
Come dicevo, non sto ai primi appuntamenti come Lina Sotis sta al Galateo, ma un minimo di cognizioni di base le ho racimolate, negli anni. Avete uno scopo in comune, ricordatevelo sempre. E non è ammirare l'altrui collezione di farfalle, né l'altrui collezione di cuccioli di orso marsicano all'uncinetto. Focalizzate. Messo bene a fuoco? Benissimo.

Come si raggiunge lo scopo? Parlando dei propri diverticoli? Dovreste avere Chris De Burgh che vi sussurra Patricia The Stripper all'orecchio, non il vostro gastroenterologo che vi ricorda di evitare i latticini. Focalizzate su Sharon Stone in Basic Instinct, fotogramma dopo fotogramma. Non sulle vostre coliche. Ma allora perché? Perché farsi inondare di imbarazzo quando vuoi solo saltargli addosso armata di pomata conciante per uccelli e piccoli mammiferi, per fargli la pelle a modino? Perché aspettare due ore e costringersi a subire l'altro a cena, con relativi diverticoli?
A distanza di ore, di interrogazioni, di autoanalisi, P. è giunto ad una conclusione. 

Lui era un romantico, non avrebbe voluto portarla a letto. Le voleva svaligiare casa.






 
 

 
 

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