È lei!

È lei!

sabato 24 maggio 2014

Poste Italiane, dall'ode a Nerone all'armadillo lebbroso

Gentili Poste Italiane, 
oggi pensavo che avrei veramente messo fine alla nostra relazione. Era nata sotto una cattiva stella, come direbbe Wilde, e il rapporto omosessuale con Bosie sicuramente ricalca, almeno nell'atto in sé, al netto del platonismo, quello che c'è stato tra di noi.
In questi anni, in cui ho passato più ore in fila allo sportello che seduta al bar a fare l'aperitivo, ho avuto modo di osservare la fenomenologia dell'operazione allo sportello. 
Ode a Nerone, che incendiò Roma perché Poste Italiane non potesse insediarvisi. Travisato dai posteri, afflitto dalla damnatio memoriae, lo rivaluto mentre ho l'A22 e sono esattamente 40 minuti che siamo fermi all'A19, mentre la C serve 6 utenti alla volta e la P è fuori a fumare. Per carità, non è che tu non possa fumare, ma hai cominciato a fumare le 100's per lavorare di meno, secondo me. 

Quando arriva il tuo turno, interagisco con l'impiegata delle Poste media, capello sulle spalle, occhiale da porno segretaria, ingioiellata come la Madonna delle Grazie prima che la derubassero, scazzo. 
Non so se lo scazzo ve lo diano d'ufficio e se vi portiate il belino menato da casa, se vostro marito abbia una tresca con una che lavora in banca e non in Posta; non lo so. Manco mi interessa, perché lo scazzo ce lo dovrei avere io, ché quando ho preso il numeretto Tito Livio stava ancora rileggendo le bozze di Ab Urbe Condita e so' passati 2767 anni.

Arriva il mio turno. Buongiorno-buongiorno. 

Ti guardano. Non "che deve fare?", "Posso aiutarla?". Ma tu lo sai, gli vomiti addosso i tuoi 800 bollettini, hai già documenti, fotocopie dei documenti, ti sei portata anche la pinzatrice da casa.

Primo bollettino. Avanti e indietro nella macchinetta. Lei preme, a distanza di ere geologiche, ESC, TAB e Invio. Poi di nuovo Tab. Nel mentre, immagini di forme di vita preistoriche mi passano davanti, mi chiedo se farò anche io la stessa fine o se, un giorno, dei turisti fotograferanno il mio fossile chiedendosi: "Avrà sofferto?"
Si alza. 
Ma come, 'do vai? C'ho altre 165 bollette da pagare!
In silenzio, si alza e se ne va. Sparisce dietro una porta. Allora tiri fuori il libro, che almeno dal fossile si evinca che te la tiravi moltissimo da intellettuale. 
Leggi le prime due pagine, lei ritorna con un foglio per stamparti la ricevuta. Con un foglio. Non con una risma di fogli, con un foglio. Stampa la ricevuta. 
Sì, ma ce n'ho ancora un secchio, di 'sti bollettini, non vorrei turbarti. 
"Mi ridia il bancomat"
"Ma ho pagato in contanti"
"Allora un documento"
"Ma gliel'ho dato"
"Ah, sì".
Silenzio. 
Vuoi pagarmi gli altri bollettini, prima che mi salga il fascismo e che la presenza di Palazzo Venezia a pochi metri faccia il resto? 
"Avrei anche queste..."
Silenzio. 

Oggi, ho voluto movimentare la mattinata con un libretto di deposito vecchio come il mondo, rinvenuto da mio padre nel suo archivio di documenti. C'erano 400 euro sopra, e son palanche.
Li volevo riscattare, chiudere il libretto e uscire urlando un liberatorio "Datevi fuocooooo!" alla Pino Scotto. Nada de nada. 
Guarda il libretto. Mi guarda. Riguarda il libretto. "Eh, ma non l'ha aperto qua". Qualsiasi cosa tu voglia fare in Ufficio Postale, non l'hai aperto lì. Loro non c'erano, non c'entrano. 
"Va bene, guardi, me lo ridia che mi sta salendo il fascismo e sono in pieno pre-mestruo, potrei non controllarmi".
Silenzio. Penso una bestemmia lunghissima, c'erano dentro le pietre di Santo Stefano e la testa di Santa Caterina, miste ad una serie di inusuali animali, tra cui un armadillo lebbroso (leitmotif delle mie recenti conversazioni), e la nebbia sulla Serravalle. 
"Voglio prelevare tutto e chiudere anche il libretto; se metterò di nuovo piede in un ufficio postale lo farò da morta, dentro la scatola in cui mi avrà messo il mio assassino per spedirmi oltreoceano".
La sto terrorizzando, ma ho la sindrome premestruale e ho fame perché non ho fatto colazione. 
"Devo controllare".
"Controlli". 
Esc, Tab, Invio. Esc. Tab, Tab. Numero del libretto. 
Si alza. L'armadillo lebbroso viene sostituito da un cammello con la prostatite, entra in scena San Sebastiano e un arciere col Parkinson. 
E mi lascia di fronte ad una sedia vuota per 15 minuti. Riprendo il libro. Ne leggo due pagine. Ritorna. Mette il libretto nella stampante. Esc, Tab, Esc, Invio, Tab, Tab. 
L'armadillo lebbroso non andava sostituito, è un buon ingrediente per una bestemmia detta bene. 
Lentissimo, il dito indice destro passa dall'ESC all'Invio.  Immagino che l'inverno russo, per l'esercito napoleonico, sia passato con la stessa lentezza. 
Guarda lo schermo, la bocca semi aperta. 

Provi la stessa sensazione di orrore misto a timor di dio di quando vai in caserma a fare una denuncia, chessò, di furto, dici il nome al carabiniere, quello annuisce e sta in silenzio per secondi infiniti. E tu pensi di essere finita in un giro di indagini per un caso di omonimia.

"Se è un problema, lasci perdere".
Silenzio.
Dov'è la mia lira? Voglio dare fuoco all'ufficio postale, correre a casa, e comporre un'ode.

Rimette il libretto nella stampante, fuori è ormai autunno. Si alza. 
Ritorna. "Dovrebbe andare a sedersi là". Forse creavo, con la mia sindrome premestruale, un campo magnetico tale da mandare in tilt il sistema informatico dell'Ufficio postale. Po' esse.
Continuo a leggere il libro, perché in Posta è così, ti porti da leggere. 
"Signorina". Il direttore della Posta esce corrucciato e affaticato come un chirurgo dalla sala operatoria. "Non abbiamo potuto fare niente". 
Entro nella parte. Mi dispero. "Mi sta dicendo che è morto?!"
Silenzio. "Posso ritirare i MIEI soldi o no".
"No."
"Beh, chiaro, scusi l'impertinenza". Avessi davanti un armadillo lebbroso e un fiammifero, attrezzerei l'armadillo da molotov e lo lancerei dietro gli sportelli, in una rivisitazione sicuramente più attuale ed efficace di un castigo divino vulgaris. Lebbra e fuoco assieme, più castigo divino di così.
"Senta, potrò mai riavere questi soldi?"
"Manca un modulo"
Respiro. "Avete gli scaffali pieni di moduli, siete la Posta, se manca un modulo...non potete stamparlo?"
"No, il problema viene dall'ufficio di radicamento, non ci rispondono nemmeno".
"Sestri Levante, vero?"
(Mi sto facendo un film per cui io, il mio armadillo, una tanica di benzina e una lira prendiamo l'Eurostar e andiamo a fare una chiacchierata alle Poste di Sestri)
"Sì, risulta che non ha firmato una serie di moduli, per cui non ci fanno entrare nella gestione del libretto, è come se mancasse una password, per spiegarle."
Respiro.
Ringrazio.
Esco.

Chiamo l'Ufficio di Sestri come una furia. Segreteria telefonica.Vorrei lasciarvi una canzone, come quando, dai cellulari primitivi che avevamo alle medie, potevi mandare una suoneria al tuo amato.






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