È lei!

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lunedì 19 maggio 2014

L'elefantino di Santa Maria sopra Minerva


Dunque, oggi mi stavo riprendendo da questa estenuante consegna facendo, a "invio" premuto, una passeggiata  nei dintorni della biblioteca.
Da Via della Gatta, ho fatto un giretto al Pantheon, ho preso un caffè ed eccomi.


La prima volta che ho visto quest'elefantino, l'ho trovato buffo e con l'aria scocciata. Mi ci sono riconosciuta e me ne sono innamorata in pochissimi istanti. 
Solo in seguito ho scoperto che quest'elefantino ha una storia lunghissima, un vero perniciaio. 
Intanto, giusto per dirne una, non l'ha scolpito il fratello di mio cognato, ma Bernini. Il quale, com'è noto ai più, aveva un carattere piuttosto fumantino per cui le sue capacità di mediazione con i Domini canes erano ridotte ai minimi termini. 
La prima domanda che mi sono posta è: ma ho mai visto un'altra statua di un altro elefante? Cioè, era usanza? È perché l'elefante con la proboscide all'insù porta bene? 
Solo nel corso degli anni ho risistemato tutti i pezzi del puzzle e ora, per la vostra gioia, sono qui a raccontarveli. 
Ero a lezione di Linguistica Storica con il maestro Serianni, e stavamo studiando l'Hypnerotomachia Poliphili. Se la salute e la vita sociale vi danno disgusto, dateci un'occhiata, almeno alle immagini; ve lo dico da apatica antisociale e misantropa quale sono. L'autore pare essere Francesco Colonna, come si evince da un acrostico che si ottiene, come nei migliori libri d'avventura, mettendo in fila tutte le prime lettere di ogni capitolo della prima edizione. Questo io non ve lo do per dimostrato, perché ce l'ho in ebook, l'Hypnerotomachia. 
Il nesso con l'elefante arriva dalla rappresentazione che nell'Hypnerotomachia si fa dell'elefante Annone.
Eccolo qui. 
Dunque, l'elefante Annone, elefante bianco, venne portato in ambasceria a Leone X perché prestasse dei soldi al Re del Portogallo. Ovviamente, mandare un elefante bianco (indiano, ma ribattezzato con nome cartaginese) fu un'idea geniale e il papa ne rimase estasiato.
Tra l'altro, per la gioia, decise di lasciare che tutti i Portoghesi giunti con l'elefante entrassero gratuitamente nei teatri della città. Potevano i romani non spacciarsi per Portoghesi per godere di tale beneficio. Infatti, da qui viene il "fare i Portoghesi". Vabbè.
Torniamo all'elefantino.

Alessandro VII decide di mettere in mostra l'obelisco ritrovato tempo prima nella zona di Santa Maria sopra Minerva e per farlo assolda lo scazzoso Bernini che gli fa un progetto e comincia i lavori. Teoricamente, il significato simbolico, se ho capito, è il seguente: per reggere e sostenere l'antica conoscenza (rappresentata dai geroglifici) serve un animale (quindi "una mente") forte. Nel progetto c'entra anche un modello offerto da Cristina di Svezia, che intrallazzava con gli alchimisti alla porta magica di Piazza Vittorio (ma era cristianissima).
I Domenicani, però, temono che il vuoto sotto la pancia dell'elefante debba essere riempito e impongono al Bernini di sistemare sotto la pancia dell'animale un graziosissimo cubo che permetta all'obelisco di non crollare. Come se Bernini non avesse fatto la Fontana dei Quattro Fiumi, tipo. Bernini subisce e copre il cubo con una lunga drappa. Ciò non gli vieta di girare l'elefante di culo verso l'entrata della chiesa dei Domenicani, con la coda un po' di traverso in segno di ulteriore sdegno. 
«Gravato il dorso come fossi mulo,
con le terghe e proboscide voltate,
dice "Frati del Kyrie, v'ho nel culo"».
[Quinto Settano e il dono della sintesi. ]



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