È lei!

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mercoledì 12 febbraio 2014

Roba da palestra - qui si tratta di diritti civili

"Signori della Corte, 
ma di cosa stiamo parlando, se non diritti civili? Ho ascoltato lungamente il dibattimento dell'accusa contro il mio assistito, il quale, pare, sarebbe accusato di programmare la sua presenza nella zona denominata "sala fitness", accesso consentitogli, peraltro, in base alle regole della palestra che, per sua conformazione strutturale, presenta una sala pesi di distribuzione alquanto dispersiva e, anzi, dannosa per l'imputato che, passeggiando senza requie tra un corridoio e l'altro, incorre nel rischio di infreddature e contratture. È dunque da imputarsi alla malafede del mio assistito il fatto che la sala fitness sia interamente coperta di specchi, seppur di discutibile fattura? E che, dunque, anche il minimo sguardo di sottecchi rimbalzi per chilometri di materiale riflettente dando così la malaugurata immagine di maniaco di cui stiamo quivi dibattendo? 
Vogliamo negare, dunque, Vostro Onore, che, seppure fosse, stiamo parlando di privare un onesto cittadino dell'innegabile diritto di cui potrebbe godere se si trovasse in una palestra in cui la sala fitness altro non è che un'enorme gabbietta vetrata contenente culi all'aria?"

Cominciava così la mia arringa in difesa del poveraccio oggi accusato di essere, oggettivamente, un osservatore di chiappe.
E che sarà mai. Nella palestra dove andavo prima, spostavano le cyclette dietro la glute. Ogni mattina tornavano a posto, davanti ai tapis roulant. Ci andavi alle 6 di sera, facevi gambe, e regolarmente dietro alle tue chiappe avevi i posti a sedere dell'Ariston. C'era pure la maschera che ti accompagnava alla poltrona. 

Bene, detto questo, il punto centrale della mia arringa difensiva era che, indubbiamente, farsi una panoramica di chiappe inevitabilmente esposte allo sguardo dell'osservatore grazie alla posizione del cane (alla vostra destra) è molto più coerente col contesto che portarsi da leggere. Sei in palestra, non in biblioteca. Sei in palestra e leggi L'Espresso? Ma per favore. Usi L'Espresso come scudo crociato per difenderti da qualsiasi insinuazione. Appena qualcuno incrocia il tuo sguardo, apri L'Espresso alla ricerca di una gigantografia di Cuperlo da usare come argomento di conversazione. Troppo facile e poco coerente. Preferireste prendere un caffè con uno che vi ha fatto una TAC senza liquido di contrasto o con uno che ti parla di Renzi o dell'editoriale di Scalfari?
Ricordate che l'Uomo di Lettere legge l'Hauser, in palestra? E viene disprezzato per come mi inquina visivamente un ambiente saturo di addominali e quadricipiti torniti a mano e cotti a legna a lievitazione naturale, con le sue t-shirt bianche Made in Cartagine?

Poi, signori della corte, abbiate pazienza: signore della corte, anzi. Ma voi, non guardate mai chi fa kettlebell? Li evitate come la peste urlando allo scandalo? Domineiddiotuttistiaddominalicheschifo!
Ma io sono una fan dei Manowar, non faccio testo. E, in quanto fan dei Manowar, sono un po' grezza. Beccateve questa. Quando nessuno vi guarderà più le chiappe, piangerete.
 





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