È lei!

È lei!

lunedì 6 gennaio 2014

Basta compiti a casa! Mai sia che i bambini imparino qualcosa.

Il grande dolore che mi ha dato quest'articolo. Mi sembra la manifestazione di tutto quello che aborro e che non mi hanno insegnato ma che, in contemporanea, veniva insegnato ad altri. Una sorta di "Non affaticarti, povero piccino" che non è mai arrivato. Il messaggio che è, invece, passato chiaramente, è "per ottenere qualsiasi cosa, devi farti un culo così. E, se non ci riesci, se un'intraprendente nullità".
Benissimo. Ne ho preso atto.
Con molti dei miei amici di FB, ho frequentato le scuole medie. Mi sembra che ne siamo usciti tutti più o meno bene, senza traumi particolari e senza vivere in clausura.
Questo per dire che più o meno tutti facevamo sport. Chi non faceva sport, non lo faceva per scelta sua o dei genitori, non per la mole esorbitante di compiti. E mi ricordo che, a volte, era veramente esorbitante.
Avevamo un'insegnante di Lettere che ci massacrava. Pace all'anima sua, le devo moltissimo e al suo funerale ho pianto come un vitello. 
Credo che tutti noi ci ricordiamo perfettamente che la latitudine è la distanza dall'equatore misurata in grado e frazione di grado sull'arco di meridiano passante per quel punto. O che Gavrilo Princip, affiliato della Mano Nera, uccise Francesco Ferdinando il 28 giugno del 1914 e che l'attentato di sarajevo fu il pretesto per lo scoppio della I guerra mondiale.
Tutti ci ricordiamo SVAPA PACE, gli acronimi che servivano per farci fare l'analisi morfologica di frasi interminabili. Indicavano rispettivamente parti variabili e invariabili del discorso. Forse tutti ricordiamo che in III media si andava in pellegrinaggio presso le Agenzie di Viaggio ad elemosinare depliant sui vari stati che studiavamo e che il quaderno di geografia veniva valutato alla fine dell'anno. E possibilmente dovevi anche aver fatto qualche ricerca sui vari argomenti, o potevi anche sentirti una merda. Interrogati di Italiano, dovevamo parafrasare pezzi dell'Iliade e dell'Odissea che avevamo sull'antologia. Il "Cantami, o Diva" lo sapevamo a memoria. E non c'erano solo queste interminabili ore di Italiano, e il terrore del tema e di scrivere "tracce" con la i. I temi a casa, in III media. E guardare il telegiornale. E fare l'analisi della poesia. Giorgio Caproni, per un più che sufficiente che m'hai fatto prendere con la cazzo di bicicletta azzurra che faceva sussurrare Livorno, ti odierò per sempre.
Ma non è che non facessimo matematica, e storia dell'arte, e educazione tecnica, e scienze, e educazione fisica, e Inglese e Francese. Eccome se li facevamo.
E nulla ha impedito a molti di mettersi a giocare a calcio, né a me di giocare un sacco a pallavolo. O di andare a feste di compleanno o di fare viaggi con i genitori. Semplicemente, ci impegnavamo nei limiti delle nostre capacità. E, forse, i nostri genitori davano per scontato che quella mole di compiti ci facesse più o meno bene. Non che non avessimo studiato a memoria l'Infinito di Leopardi. Mai che avessimo saltato un capitolo del libro di scienze. 
E quindi, com'è che, all'improvviso, alle scuole medie è bello non fare un cazzo? Quando in altri paesi è alle scuole medie che si decide il tuo futuro?
Se anche quest'articolo è solo un'opinione, un Ministro della Repubblica che dice "facciamogli leggere dei libri, così si divertono", onestamente, mi fa rimpiangere Vlad Ţepeş e i suoi metodi didattici.
Se il problema sollevato fossero solo i bambini stranieri, direi: "Benissimo. Ci sono migliaia di insegnanti precari che donerebbero la vita del primogenito per avere un lavoro. Che la scuola organizzi dei doposcuola in cui i ragazzi con difficoltà vengono seguiti". Ma il problema sollevato è un altro. È che le famiglie sono ostaggio dei compiti nel weekend. Che i genitori devono occuparsi dei compiti dei figli.
Io ho 25 anni, ho frequentato l'amata e odiata scuola pubblica ben dopo l'entrata in vigore della Legge Coppino (altra scritta in grassetto che ricordo grazie allo studio matto e disperato della scuole medie e che poi ho approfondito al Liceo, ndA), quando c'erano già i cellulari, Internet, i motorini, e una gran voglia di uscire-farecose-vederegente. I miei confidavano che io e mia sorella fossimo autonome nell'esercizio delle nostre facoltà mentali. Dimenticavo: avevamo anche un rientro pomeridiano a settimana, per cui l'organizzazione della settimana non poteva che tenerne conto. Non è che vogliamo la botte piena e la moglie ubriaca? Ragazzini felicemente promossi da una scuola che insegna un bellissimodiniente (mi si passi il genovesismo) e un sacco di tempo libero per andare a sciare/a fare l'aperitivo/in un villaggio turistico a far vedere che i soldi ce li abbiamo?
Allora, che uno liberamente dia la sua priorità. Se non vuoi studiare, non studiare! Meglio! Quanto bisogno abbiamo di manovali e scaricatori di cassette? Ma, attenzione, che la scuola aiuti chi vorrebbe studiare e non ha i mezzi materiali e mentali per farlo. (E che il congiuntivo esortativo venga studiato, ché è un tempo verbale che mi piace molto e l'altra sera, guardando un film, ho sentito che l'hanno chiamato "imperativo").
E, comunque, alla faccia del logorio della vita moderna, spesso e volentieri studiavamo insieme, a gruppetti. Chi ne sapeva di più, chi ne sapeva di meno, qualcosa si tirava fuori. 
Siamo diventati tutti geni? (Preferite la forma con la doppia i? Dato che alle elementari mi davano come compito una lista di parole da cercare sul dizionario, l'ho aperto e ho scoperto che il plurale consigliabile è con una sola "i".) Forse no. C'è anche chi ha svogliatamente finito i Liceo, presumo, chi, forse, manco l'ha finito, non lo so. C'è sicuramente chi si è laureato e pure bene. 
Dato che nessuno di noi è morto per aver fatto dei compiti, nella vita, secondo me, si può continuare a farli. Dico "secondo me", che non sono certo Ministro dell'Istruzione. Genitori, mi fate orrore. Ricordate che i vostri figli mi devono pagare la pensione, un minimo di senso civico non guasterebbe.




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