È lei!

È lei!

lunedì 25 novembre 2013

De bodrillīs (Liber II)

(Trovate il Liber I cliccando qua)

La mia esperienza insegna che, per quanto possiamo raccontarcela col "sono bella dentro", "sono superiore, non mi importa ciò che pensano gli altri", "io sono bella così", in linea di massima sono cazzate. È terribile, ma qualcuno doveva pur dirvelo. 
Una canzone come "Fat-bottomed girl" ha cagion d'essere solo se a cantarla è un uomo che notoriamente non è interessato alle donne. Trascurando l'intrascurabile fatto che i Queen mi danno sui nervi (shame and scandal!), una canzone sulle grassone (che fanno da nave scuola tra un inciso e un tra le righe), vi prego, no.

La mia esperienza nel settore, avendo conosciuto pachidermi in forma umana, conferma che il "grasso e felice" è un'invenzione della stampa di sinistra e che, al massimo, può essere "grasso e diabetico", "grasso e infartuato" ecc. La grassona media, però, (di cui indubbiamente conosco i drammi psicologici, essendo io medesima lievitata di 10 chili da quando vivo con mio marito e avendo pianto lacrime sufficienti ad alimentare una centrale idroelettrica, prima di decidere che toccava dimagrì) non vuole dimagrire, manco ci prova. Questo mi manda ai matti. Magari piange (o ti strappa la fodera della giacca quando ti chiede di fargliela provare) ma non smette di mangiare per alcun motivo.

Tutto nasce dal caffè delle 7. 
Il mio caffè senza zucchero. Il mio caffè senza zucchero con un biscotto integrale e una banana, quando alle 7, mentre studiavo, mi sarei scofanata 4 polli fritti e una Coca. 

Bisogna essere forti. Ho mangiato uno yogurt ed è passato il desiderio di pranzo-del-giorno-del-Ringraziamento che mi stava travolgendo l'anima.
Allora siamo andati a prendere il caffè sotto casa e c'era una bodrilla.

Io mi domando e chiedo, per quale ragione?, chi te l'ha consigliato di mangiare un tramezzino col tonno e di berci dietro il cappuccino? Sant'Ilario, io almeno il tonno lo mangio con la salsa piccante! Non che sia una roba da Gambero Rosso, ma rispetto a tonno e cappuccino, cazzo, Vissani si è sentito spodestato dal mio intuito culinario!
Mi sembri quella che beveva il caffelatte con la carbonara a Via Cavour l'altra mattina! Anche i miei nani si sono scandalizzati, sebbene vivano di pan carré e sottilette pure loro.

Ora, per caso, ho letto su Repubblica (ci casco sempre, lo so) il titolone "I compagni mi chiamano cicciona" e si lancia dal balcone. 
Titolone fa rima con bestemmione, che ve lo dico a fare. Sono passati 10 anni da quando ero un'adolescente idiota (conservo ancora qualche strascico di adolescenziale idiozia, seppur non continuativamente) eppure "noi non eravamo così". Forse perché eravamo tutti mediamente magri o perché avevamo altro a cui pensare, tra cui "studiare a morte che domani Daneri interroga", "legarci alla scrivania perché c'è compito su Kant" e via dicendo. O, banalmente, uno prendeva 3 e faceva spallucce, raramente si tratterà di un complotto internazionale contro di te, più probabilmente bastava sciaccarsi* un po' di più sui libri.  
Noi non davamo del ciccione a nessuno. Potevamo darci gran botte di troia, ecco, ma comunque nei limiti dei dati raccolti per la formulazione della teoria e la verifica mediante esperimento. Soprattutto, nessuno si suicidava. Nessuno viveva drammi tali che giustificassero il suicidio. 

Tornando alle bodrille, insomma, ciò che chiamo "bodrillismo" è da riferirsi all'inedia che coglie la bodrilla, quella che mangia i biscotti stando sdraiata a letto, che non va in palestra perché in palestra si fatica, che non mangia di meno perché ha oggettivamente fame e via dicendo. 
Io trovo che, nel terzo millennio, non ci sia motivo di suicidarsi per una roba del genere. 
Poi prendevano in giro noi della fine degli ani '80 che risentivamo delle radiazioni di Chernobyl. Qui, o c'è stato un disastro nucleare sotto il nostro culo e non ce ne siamo accorti o, come nel film di Carpenter, gli alieni hanno ingravidato le nostre donne e i figli di quest'unione distruggeranno la nostra civiltà, o ho finito le ipotesi. Una generazione di indemoniati, mi sembra.

Ahó, dateve 'na carmata. Non nel senso di "datevi in faccia il vostro kharma".
Io scherzo, gioco.
Sono una figlia degli anni '90 (dai, diciamo di sì), e ho in mente solo Claudia Schiffer e Naomi Campbell, come modelli di bellezza femminile. Inutile ribadire che sono rossa e, al massimo, potevo ambire a Sarah Ferguson.
Abbè.
Per me "magro" non è bello. Per me "tonico" è bello. Chiariamoci.

Tornando al De bodrillīs, non posso non significarvi che avrei voluto urlare "a' bodrì, molla 'r tramezzino e viettaffà du' anni de leg curl, eddaje".

Sembra che te sei magnata un pianoforte a coda con la custodia.

Se eri l'iceberg del Titanic, t'avevano vista da prima e s'erano salvati tutti.

Generazione di indemoniati, a noi hano insegnato che abbiamo troppe cose da fare per rimanere indietro. È la mia, la generazione dei bambini che facevano pianoforte-sport-nuoto-unalinguastraniera-uncorsodicakedesign-avevano3lauree-dovevanodiveniredegliscienziati.

Trovate quello che noi freelance chiamiamo USP, Unique Selling Point, e vendetevi al meglio.

Nemmeno io sono sto pezzo di fica (e, se lo fossi, sarei molto piccolo ma discretamente largo), eppure non mi è mai venuto in mente di lanciarmi a volo d'angelo dall'Empire State Building. Anzi, sono nevrotica, isterica, profondamente incerta ed indecisa, sono un fiume e faccio cose senza pensare alle conseguenze. Mi bendo, giro su me stessa, giro, giro, e vado.
Ecco, il mio USP non sono le chiappe di marmo, né la taglia 40.

Quindi, bodrille, non suicidatevi, per l'amor di dio, sennò nessuno mi pagherà mai la pensione.

Bodrille, a tutto c'è soluzione, fuorché alla morte, dicono.

*sprecarsi, affaticarsi sulle sudate carte, di leopardiana memoria.






Nessun commento:

Posta un commento