È lei!

È lei!

giovedì 3 ottobre 2013

Tradurre - diario di una passione.

(Per il titolo e per il pranzo mi sono ispirata a Francesca in the Kitchen).

Diario di una passione, insomma. Nel senso di "una sofferenza" però.
Passione, approfittiamone per fare un po' la saputella. 

Passione, s.f "sofferenza fisica", "sofferenza morale", "sentimento intenso e veemente, che domina l'uomo inducendoo a compiere azioni degne di biasimo". "Forte amore" (Dante, 1304-08), "interesse, inclinazione, predilezione spiccata" ecc. Vc. dotta, lat. passiōne(m), da păssus, art. pass. di păti, sopportare, patire. Poi, sul DELI vi andate a leggere il resto della colonna. 

Insomma, "Tradurre - diario di una passione". 
Come ho già detto milioni di volte, l'unica cosa che detesto di questo lavoro è che sei solo. 
Quando becchi un progetto di traduzione, è ovvio l'altro traduttore non è almeno nell'arco di 50 km, vive a Novosibirsk, il grafico sta Buenos Aires e il boss alla Cayman dove non gli prende il cellulare. 14 fusi orari diversi. 
Sei solo. Non vedi nessuno. Entri nel tuo "studio" e non hai nessuno intorno. "Un privilegio", direte, se state in ufficio con altre 12 persone di cui 8 si lavano solo 4 mesi l'anno (e non sono quelli estivi, chiaro).
Infatti, per ovviare alla solitudine, i traduttori hanno i gatti. Sì, possibilmente più di uno. Non i cani, perché i cani devono fare pipì con te, proprio mentre tu hai ancora mezz'ora per rileggere tutto, chiudere gli occhi e pigiare "invia". Il gatto no, il gatto ti dorme addosso, sul dizionario, ti si sdraia sulla tastiera; c'è ma non c'è. 
Poi, parlo parlo e sono una pivella del settore.  Se ho capito tutte queste cose in pochi anni, figuriamoci in futuro.
Comunque, il traduttore riceve, di norma, traduzioni che il committente avrebbe già dovuto consegnare da giorni. Non succede mai che ti dicano "prendi il tempo che ti serve". È facile che ti dicano "pensa che ce l'ho qui da mesi, mi sono dimenticato/a di inviartela". Il traduttore non ha mai tempo.
Il traduttore ha caffettiere molto grandi, teiere immense, infiniti servizi di tazze e tazzine, perché non c'è tempo per lavare quelle sporche.
Caffettiera da 12.
Non c'è tempo per farne 3 da 4
Il traduttore, per evitare l'infarto, passa spesso dal caffè a tisane e infusi, principalmente per sorbirne il nutrimento necessario alla sopravvivenza. Non c'è tempo per preparare un pasto decente. 

"Ma che fortuna, puoi organizzarti il lavoro come preferisci!"
Ecco: no. Statevezitti. Vuol dire che, in linea di massima, lavoriamo e basta. Alle 17.30 non è che "è finito il lavoro e se ne riparla domani. Ciao a tutti e buona serata". Non è che hai fatto un'ora di pausa pranzo e una sosta ogni ora e 50 davanti al monitor. Anche se ti sei data una rigida tabella di marcia da seguire e l'hai seguita, non conta. Ci sarà sempre un termine che non ti viene, una frase che non ti ha convinta, un concetto che devi riprendere (se non studiare da zero, come mi succede in caso di malattie strane o infezioni in posti che non sapevo che esistessero o vincoli legali la cui esistenza era sconosciuta alle lingue delle terre emerse fino alla mia traduzione, tipo) e che non ti farà dormire e ti farà tormentare quei pochi sopravvissuti parte della tua vita sociale. Il cui interesse per la discussione è grossomodo pari a quello del vigili rispetto alla tua spiegazione sul perché hai lasciato 2 secondi la macchina in doppia fila.
Pantofole antisesso. Una testimonianza dell'autrice
L'unica nota positiva è che il traduttore non conosce la paranoia dell' "oggi cosa mi metto". Il piagiama; la tuta di felpa anni '80 con Mickey Mouse di quando andavi alle medie e una canotta a costine ingiallita andranno benissimo. Chi ti vede? Tu, il computer e il gatto. Se ti videochiamano su Skype, misteriosamente non ti va la webcam. Non sospetteranno mai che oltre il loro monitor ci sia un mostro mitologico metà Medusa, con i capelli sconvolti, e metà pensionata obesa nei film americani. La traduttrice, poi, ha la pantofola più antisesso che vi possa venire in mente, la vestaglia di flanella più kitsch che abbiate mai osato immaginare e, nei climi più rigidi, il calzino più orrendo e peloso del mondo. Li fanno apposta per la categoria, credo. Conosco anche di gente che accantona l'operazione "ceretta" posticipandola alla consegna del progetto, a cui segue un secondo progetto, poi un terzo progetto, poi il ritorno al nubilato. 
Le colleghe più grandi, le maestre del mestiere, ti dicono che poi ci prendi il ritmo.
Tant'è che tutte quelle che mi hanno insegnato il mestiere c'hanno preso talmente tanto ritmo che ora hanno un lavoro in ufficio. 


1 commento:

  1. Amo questa traduttrice!!! Un giorno di questi ti porto il pranzo a domicilio!

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