È lei!

È lei!

giovedì 30 maggio 2013

Dell'essere e rimanere sempre e solo una cameriera

Essendo e rimanendo sempre e solo una cameriera, ieri sera sono andata a produrre una discreta somma di danaro che spero di aver guadagnato fornendo radiosi sorrisi per la cifra corrispostami. 
Fare la cameriera è un bel lavoro, se non hai a che fare con burini. 

Mi ha accolto una signora stupenda e raggiante.
Cliente: "Signorina, ma allora è tornata!"
Lei: "Ogni tanto torno di moda, sono un evergreen..."
Cliente: "Come le canzoni dei Duran Duran!"

Del fare la cameriera si può dire che non è lavoro per tutti se non si è duttili, raggianti e, tendenzialmente, magri. Tocca correre.
Io sono contenta di andare a fare la cameriera, ogni tanto, anche se me la tiro da gran intellettuale. (A parte che riesco a discorrere con la clientela in 3 lingue diverse esclusa la mia, ma vabbè). I miei genitori mi hanno insegnato che bisogna saper fare tutto, nella vita, e io non escludo niente, dalle traduzioni al plum-cake yogurt e mele, pasando per la filologia romanza e la storia dell'arte. Per non parlare dei nani. Comunque è così, siamo così anche in famiglia, una masnada di schizzati, direte. 

Insomma, sono contenta perché non me la cavo male e so quello che faccio, so che non sbaglio, che non mi perdo le comande, le posate, i coperti eccetera. 
Mi piace quando c'è da trottare e mi piace il relax degli ultimi tre tavoli seduti mentre sguisci come un avanzo di capitone marinato del giorno dopo - con la stessa elasticità e consistenza - e cominci a chiudergli il locale intorno. 
Mi piace quando non ti devono chiedere la forchetta perché gliel'hai già portata.
Quando ti lasciano raccontare la carta dei vini e si lasciano consigliare gli antipasti. 
Quando ti confessano le cose peggiori, ti raccontano la storia della loro vita perché il servizio è stato ottimo e, allora, si fidano. 

Poi ci sono i cafoni. Esiste un angolo del mondo che ne sia privo? Magari. Ci andrei subito.
Insomma, se sei e resterai sempre e solo una cameriera, i cafoni si piegano di fronte alla tua professionalità. Ricordate, cafoni, che cameriera non vuol dire serva; il DELI, infatti, ci riferisce che  attestato dal 1292, e il termine al maschile (1352, Boccaccio) si riferisce ad "un gentiluomo di corte, adetto alle stanze del sovrano". Marchiatevelo sull'avambraccio, se pensate di potervelo dimenticare.
Il vero cameriere doma i cafoni a botte di radiosi sorrisi e solerzia quando necessaria, indifferenza e finale indulgenza plenaria per i peccati commessi durante il servizio. Il vero cameriere ti fa ridere della tua stessa idiozia. 
Il vero cafone, premia tutto ciò con una banconota blu abbastanza grande, priva di numeri primi impressi sulla superficie. 
Il cafone pulciaro, deputato, seppur domato, non lascia mancia perché profondamente provinciale. 

Ma, se non altro, ti chiarisce le idee su chi votare al ballottaggio delle amministrative. 

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