È lei!

È lei!

sabato 9 marzo 2013

Ma i treni che davvero portan via non han fiori sui sedili, ma da fuori non lo sai.


Vecchioni, già lo sapevi. Sono le 7 e 06, un’ora che credevo abolita per decreto legge in virtù del sacrosanto riposo post festino arcoriano. E invece, no.
C’è gente che fa un sacco di cose, alle 7 del mattino. Specialmente in una stazione. Specialmente alla Stazione Termini.
Diciamo che l’attività si può subito dividere in due macrocategorie: l’attività legale, quella dei baristi che la torta di riso non è che gli era finita, oggi non gli era proprio arrivata, e quella illegale di chi guardava la mia borsa del piccì come Wil Coyote guarda Bip Bip e la mia borsetta molto “sono equa e solidale” come la signora ingioiellata guarda il buffet del battesimo di un nipote che non si ricordava di avere.
Ma io sono genovese, tra la borsa e la vita avrei esitazioni e dovrei calcolare l’ammontare del bottino, prima di prendere una decisione lucida e sensata.
A quest’ora del mattino, il passeggio sembra appannaggio di preti e suore. Non ho ancora visto un laico, comincio a sospettare che gli intonacati (nel senso che hanno la tonaca, non l’intonaco) ci abbiano invasi nottetempo e che nessuno abbia ancora dato l’allarme. Po’ pure èsse.
Dopo un cornetto di polistirolo, un caffè tiepido in una tazzina sporca (perdío, siete in due alla macchina del caffè, ci vorrà tanto a lavare una tazzina?) e 1 euro e 90 centesimi di bottiglietta d’acqua (vedi più vicino scaricatore di porto per eventuali bestemmie da inserire a piacimento nello spazio vuoto: _________________) sono salita su una Freccia, pronta ad andare ad esplorare un fantastico mondo lavorativo in quel di Pisa.

La cosa più simile a questo treno l’ho vista nelle foto di Paolo, di quando è stato in Namibia. Le celeberrime foto della Namibia. È una carcassa di nave commerciale sovietica abbandonata su una spiaggia. Ecco.
Sedile con vista su barbone che, poraccio, si è preparato un letto a modino sulle panchine del binario 18. Copri lastra di finto granito, lenzuolo, piumone, copriletto.
Ecco, lungi da me l’essere pro-assistenzialismo-tipo-san-martino, ma mi sembra inutile cancellare i murales “per il decoro” quando poi arrivi in stazione e sembra di stare alla corte dei miracoli. Certo, anche i manifesti elettorali di Storace non è che gli dessero man forte, al decoro.

Il mio sedile è sfondato come la poltrona di Eugenio, ma Eugenio è un gatto, ci sta che dorma su una poltrona sfondata e la ami alla follia. Soprattutto, non paga 50 euro per due ore e mezza di permanenza sulla poltrona sfondata.
Sulla poltrona sfondata c’è una golosa copia di “La Freccia – il mensile per i viaggiatori delle Ferrovie dello Stato italiane”. Ma non si chiama Trenitalia?
La prima pagina mi mette davanti all’imbarazzante verità: Ridge non è più lui, lo spirito di un’oca da fegato grasso deve averlo posseduto. Non ha neanche più il mascellone, è sparito sotto il doppio mento.

Ecco, Civitavecchia. Mancano due ore, ma nei primi 40 minuti ho visto abbastanza. Se quelli di fianco la smettono di mangiare panini con la frittata, mi faccio un pisolino. Non riesco a dormire, co’ ‘st’odore di fritto, mi sembrerebbe di stare sul bancone del kebabbaro. Che sarebbe comunque igienicamente auspicabile, rispetto a questo sedile.
Mi scuso per l'imprecisione della foto. Quanto prima reperirò l'originale a cui si fa riferimento sopra.

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