È lei!

È lei!

venerdì 13 luglio 2012

tesi e kebab

Quando arrivi alla scrittura della tesi dopo aver dato esami di ogni sorta e genere, è un po' come quando finalmente scopri il kebab dopo aver mangiato hamburger tutta la vita.
Cheeseburger, hamburger, con il bacon, senza il bacon, scongelati dalla scorta personale costruita dopo mesi di furti al bar dove lavori, parzialmente scongelati perché sennò ti si scalda la birra e via così. Esami con test scritto, solo orali, da frequentante, da non frequentante, estrappolati dai 4 CFU che ti avanzano da quel remoto esame di Estetica, con metà del programma perché hai fatto la tesina scritta e allora ti sei già impegnato a sufficienza.
Quando comincia a pensare che sia il tempo di un kebab, allora, hai le carte in regola, sei pronto a passare di grado. 
Ma ti senti così fortemente inadeguato, la prima volta che ne ordini uno, proprio come quando ti presenti dal tuo potenziale relatore con un'idea da sviluppare, che ti sembra geniale come chiedere i pomodori, l'insalata e la salsa yogurt: ancora non sai che ci sono svariate cose da aggiungere per ottenere un buon prodotto, che siano le melanzane grigliate, le patate al forno o un capitolo su Twain che non sbagli mai. Non tralasciare la salsa piccante, il riferimento alla Beat Generation.
Ti trovi finalmente con il kebab in mano, la tesi finalmente conclusa, solo da rileggere alla ricerca di inezie, pronta ad essere stampata dopo il nulla osta del tuo relatore, che tieni come un idolo d'oro fra le mani e non sai, di preciso, che ci devi fare.
Lo guardi e lo riguardi, devi affrontarlo. La guardi e la riguardi, devi affrontarla.
Allora la affronti con delicatezza, senza distruggerla o stravolgerla, con un piccolo morso, levi un paragrafo, stando attenta a non riempirti di salsa yogurt per non esporti al pubblico ludibrio.
Poi prendi confidenza, vai avanti e la sbocconcelli con sicurezza, perché il peggio è passato, è il primo morso quello che ti fa capire come andrà a finire.
Quando sei a metà, la sensazione di aver prodotto una meraviglia della letteratura ti pervade, come il gusto e il colesterolo di quando raggiungi finalmente le 38 patate arrosto che ci hai fatto entrare con forza.
Verso la fine, sei spossato. Forse non dovevi prenderlo da 6 euro e 50, era meglio concentrarsi su un più consono 5 euro, ma goderselo per bene. Come quando ti chiedono 60 pagine e ne scrivi 100, arrivi alla conclusione e la scrivi in stato di semi-incoscienza. Come quell'ingestibile parte finale che ti scivola fra le mani senza che tu possa farci niente, e ti rimane lì, sparsa sul fazzoletto o in Word, e la guardi inerme, le chiedi solo di non umiliarti alla discussione o di non stamparsi a mo' di Sindone sulla tua maglietta.
Alla fine, quando tutto è finito e hai domato anche quella gustosisima parte finale, quella che ti fa vantare di essere arrivata fino in fondo e di non esserti accontentata della misura da 4 euro/60 pagine. Allora guardi il kebabbaro sicura di averlo gratificato, porti la tesi al tuo relatore sicura che sia una gran figata, hai gli occhi lucidi e aspetti solo che ti stringa la mano. Ma lui no. Lui ti fa "Vuoi dolce?" o anche "Aggiungerei un capitolo sull'umorismo di frontiera". È una sfida, sai che non ce la puoi fare, ordini lo stesso il maledetto dolce, cominci a girarci intorno e a pensare: "lo lascio, non se ne accorgerà". Magari anche il relatore non se ne accorgerà, o magari si offenderà moltissimo. 
Allora mangi il dolce in fretta, per soffrire il meno possibile, scrivi questo capitolo in meno di tre ore, e sarà tutto finito. Ora voglio l'amaro.
Tra te e l'amaro ci sono ancora infiniti ostacoli, il primo dei quali è raggiungere il bancone del più vicino rivenditore autorizzato di alcolici alla mescita. 
Ci sei, ormai ci sei. Loro non ti giudicheranno se non in modo superficiale, i baristi o quelli della commissione, ormai ci sei e l'amaro te lo fai alla calata. 
Sei pronta per tornare a casa un po' rimbecillita, sicuramente provata e con lo stomaco in subbuglio.
Il giorno dopo ti bullerai della tua impresa. Dentro di te penserai: "Non lo rifarò mai più, mai stata peggio". Ma il venerdì dopo sei di nuovo pronta, e stai già spulciando le magistrali a cui iscriverti a Ottobre.

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