È lei!

È lei!

domenica 26 febbraio 2012

Giornale-colazione-domenica.

Il giornale non è il migliore amico dell'uomo.
Il giornale, anzi, ti fa pentire di aver regalato 1 euro all'edicolante.

Il primo giornale che ho comprato, naturalmente, è stato il Manifesto. Mi piace ancora, il Manifesto, perché dice esattamente quello che voglio sentirmi dire. Quando non dice quel che volevo sentirmi dire, dice cosa che avrei voluto sentirmi dire se fossi stata abbastanza competente in materia.
Il Manifesto, comunque, mi ha fatto esplorare angoli di mondo e coscienza che nessun altro giornale mi ha fatto esplorare. Mi ha dato delle gioie.
Poi, sono diventata povera, e ho cominciato a leggere il giornale online, che mi fa una tristezza mostruosa, perché il giornale ha bisogno di un suo contesto, di un suo ordine, di un suo tempo e di un suo spazio. Il giornale è anche un po' retró, se vogliamo, ma leggere il giornale, secondo me, vuol dire "volersi un po' bene".
Il rituale per la lettura del giornale è rigido e complesso.
Primo, serve svegliarsi ad un'ora umana del mattino. A quell'ora, devi essere libero, disoccupato, in ferie o qualunque altra cosa, perché il giornale si legge con calma.
Ad un'ora umana del mattino, che possono essere le 9, ci si veste con poche cose comode e si scende al bar a fare colazione. Se c'è una cosa che mi da gusto, è il cornetto semplice con la spremuta. Il giornale sembra che parli solo dell'amore di Petrarca per Laura. Spariscono stragi, omicidi, sparatorie, milioni di finanziamenti alla Margherita...
Il giornale si legge con calma perché la posizione di ogni singolo articolo è studiata, non è messa lì AC/DC (A Cazzo Di Cane, ndA).

Comunque, ormai sono povera e leggo solo il giornale online (nota bene, non "Il Giornale"). Questo mi permette di leggerne tre o quattro, perché vado dritta all'articolo che mi interessa, lo leggo, lo condivido su fb e arrivederci.
Sono giorni che mi trattengo dal leggere qualsiasi cosa riguardi i redditi dei nostri beneamati tecnici.
Ma porca minchia.

Speravo che la plutocrazia fosse una roba da libri del biennio, un po' come l'ostracismo, i Persiani o i peripatetici. Chessò, come rosa, rosae, come l'algebra, i verbi irregolari, gli imparisillabi della terza o la geografia. 

È domenica mattina, il giornale ci sta tuto. Paolo mi ha anche comprato le Gocciole.
Ecco cos'è che leggo: "Il provvedimento, sostengono, sarebbe in contrasto con le leggi che prevedono che le scuole non statali "hanno i medesimi doveri e diritti delle scuole statali, poichè svolgono un servizio pubblico e concorrono ai medesimi fini". Quindi, "non possono essere considerate 'commerciali' quelle attività che erogano un servizio che ha rilievo pubblico, è destinato all'assolvimento del diritto-dovere all'istruzione e formazione, tende ad assicurare fondamentali diritti di cittadinanza, come il diritto allo studio e il diritto all'istruzione e formazione professionale"

Sono i Salesiani.
Salesiani, è domenica matina, non ho voglia di incazzarmi come una bestia, né di scomodare varie divinità chiedendo che vi strafulminino.

Lasciamo stare. Ora faccio un atto sovversivo e mi sparo Antichrist Superstar 100 volte di fila.
Lo prendo. Lo apro. È vuoto. E, finalmente, bestemmio.




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