È lei!

È lei!

lunedì 5 dicembre 2011

Aggiornamenti dal pianeta gioventù



Sinceramente, sono una tradizionalista.
Sì, mi piacciono le tradizioni, le cose retrò, quella roba lì. I classici della letteratura, il mercatino dell’usato, il pranzo della domenica.
Mi piace uscire con gli amici, sedermi al bar, ordinare al cameriere, aspettare che arrivi il desiderato bicchiere, vuotarlo, poi magari prenderne un altro, fare cose, vedere gente. Da quando ho imparato ad usare il bicchiere, ne onoro l’uso.
Per farla breve, quando ho scoperto cosa fosse l’eyeballing, mi sono chiesta: perché tu, fantomatica nuova generazione, devi smentire anni di teorie evoluzionistiche pucciando gli occhi in sostanze alcoliche con lo stesso spirito con cui pucci il cornetto nel cappuccino alla mattina quando salti la scuola? Che ti ha fatto Darwin, a parte scrivere il libro che la tua insegnante di scienze naturali ti ha propinato durante le vacanze estive tempo addietro?
Ma non vi piace proprio bervi una cosa onestamente?
Cosa non vi piace del tracannare in compagnia, magari anche cadendo come una pera cotta ai piedi dell’amico vomitandogli sulle scarpe? Dovete per forza incendiarvi la cornea?
Se c’è una cosa irrinunciabile dell’alcol è la socialità che ne deriva. Risparmi tutta la settimana per goderti quelle tre ore di drink in mano e parole in libertà.
Mi vengono i brividi: ho pure le lenti a contatto croniche, se niente niente lasciassi che una goccia di vodka venisse a contatto con i miei occhi, diventerei cieca come André nelle ultime puntate di Lady Oscar. E non ne ho bisogno.
Comunque, immagino la scena: arrivo al bancone del bar, saluto, ordino un cuba – possibilmente non con il Pampero – e con la cannuccia, comincio a spararmelo negli occhi. Tempo d’esecuzione: 7 ore, per non calcolare il rodimento per non essermelo bevuto, il cuba.
Nuova generazione, ragioniamo: io sono genovese, e vabbeh, ma se ordino un cuba, e lo pago i miei bravi 6 €, che ho risparmiato come una formichina, se permetti, me lo voglio bere.
Per non dire che, il sabato sera sembro Moira Orfei, quanto a cerone, e più che la vodka, nell’occhio mi ci finirebbe una palata di trucco da bancarella misto a mascara rappreso.
Se ordino dei Gin Tonic, rigorosamente nel bicchiere da media e con Tanqueray, bramo di dissetarmici, non l’hanno inventato per quello? Mi piace fumarci su 186 sigarette mentre chiacchiero, rosicchiare la fettina di limone, fare quelle robe lì. Affronto il cocktail come tale, non come un collirio, né tantomeno come una lavanda vaginale o come una sonda rettale, ma lo vedremo in seguito.
Forse sbaglio l’approccio: ordino un Gin Tonic e un imbuto sennò, mentre me lo verso nell’occhio, magari me ne cola un po’ in gola e non vorrei mai.

Ma questa è già roba da anziani. L’eyeballing, dico.
Sì, perché l’ultima frontiera, come mi hanno segnalato stamattina, è il tampone alla vodka.
No, dico, nuove generazioni, che state a fa’? IL TAMPONE ALLA VODKA? Ma vi ispirate a Bava, quando pensate ‘ste cose?
comunque, pare che sia una moda che è nata in America. Forse la barzelletta del Conte Dracula e del Tampax usato gli è arrivata tradotta male. Funziona che tu fai una bella festa in casa e, per risparmiare sui bicchieri di plastica, distribuisci Tampax imbevuti di sostanze alcoliche, che gli invitati decideranno a loro estro dove andare a posizionare. Tutto questo perché, a detta del luminare inventore, “così i tuoi non ti sgamano con la fiatella alla Super Ciuk”.
Nuove generazioni, siete farlocche come i Digimon, lasciatevelo dire.
Volevo indagare più approfonditamente, data la natura dell’argomento, ma le notizie sono poche e vaghe.
I medici si sono già allarmati, “fanciulle, non fatelo, per la miseria!”.
Ci mandate in semolino il cervello con le vostre ansie sul Cioè, fanno i tampax mini per verginelle timorate di dio, e poi viene fuori che li usate, prima di destinarli alla loro funzione, a mò di lingua di gatto nel tè? Poi non scandalizzatevi se il ginecologo vi pone domande inopportune, quando vi visita.
Non mi immagino come usiate l’etilometro quando, al posto di blocco, vi chiedono di soffiarci dentro. Vale anche per i maschietti, ovviamente. Omofobia da bar che si spreca, poi non indugiate a farvi sodomizzare da birilli di ovatta inciucciati di alcol. 
Noti filosofi notavano giustamente: ma c’è bisogno di usare la Vodka? Nel senso, perché intingere l’ormai celebre tampone nella Grey Goose, quando esiste l’alcool etilico e non costa certo 45 euro a boccia?
Bisognerebbe interpellare un esperto.
Comunque, non mi immagino neanche ad una festa mentre chiedo al barista ”un Tampax super plus di campari shakerato gin, grazie”.
Che poi, se brucia così tanto in gola, non mi immagino altrove.
Non sono disposta a barattare il sonoro mal di testa della domenica mattina con un altrettanto sonoro bruciore di culo.
 

Nessun commento:

Posta un commento