È lei!

È lei!

martedì 3 luglio 2012

Ci sono cose che...

Mondo topo, vestito da gatto e con la coda da volpe!
Ci sono cose che mi rendono la versione femminile di Jack Nicholson nelle scene finali di Shining.
Una di queste è, colpo di scena, l'ignoranza. Anzi, la cazzo di ignoranza.
Specifico, la cazzo di ingoranza di chi può parlare solo di borse e scarpe e si improvvisa tuttologa. 

Oggi, ahimé, ma anche no, è l'anniversario della morte di Jim Morrison, come Facebook ci ricorda ininterrottamente da una dozzina di ore. A me dispiace sinceramente, c'ho un biglietto per il concerto di Manzarek e Krieger, se ci fosse stato anche Morrison, beh.
Il fatto è che quest'alone di leggenda per adolescenti brufolose che si masturbano su frasi che Morrison non ha mai detto, beh, mi sta clamorosamente di traverso. Diciamolo, era indiscutibilmente più figo di Jimi Hendrix, ma se vogliamo fare un elenco delle rockstar morte prima dei 30, c'è solo che da scegliere. 
Chiariamo subito una cosa: io sono una fanatica dei Doors. Sono una psicopatica. Una di quelle che spende 120 euro per un vinile e poi non lo ascolta perché 'si rovina', ma poi lo ascolta perché Absolutely Live è sempre un'emozione. Una di quelle che sa a memoria An American Prayer, non solo la poesia, ma anche tutto l'album, che sa l'ordine delle poesie di Tempesta Elettrica al contrario e numerando per 7, che ha 3 copie di "No one here gets out alive".
I Doors sono come Cime Tempestose, per me, tanto per capirsi.
Prima sono andata a parare qui. 
Ho desiderato, nell'ordine: di avere abbastanza benzina per innescare una molotov, di piangere disperata sul mio poster di Jim, per cui le pareti di casa Fois non si sono mostrate ospitali, di rileggere in un fiato The Lords and the New Creatures, di ascoltare Strange Days e 'my eyes have seen you' fino ad avere le vertigini. 

I Doors non sono una robetta per bimbeminkia. 
C'è un lungo percorso da compiere, prima di arrivare a capire cosa c'è dietro il paio di attillatissimi pantaloni di pelle che Morrison usò durante i live del '69. 
Purtroppo, non potevo certo aspettarmi niente di più, da un sito di sciampiste.
Uomini, vorrei fare un appello: vi prego, vi scongiuro, basta co' 'ste sciampiste. Per carità, è un lavoro decoroso, decorosissimo, ma basta far parlare solo loro. C'è tutto un mondo di cultura dietro alla maggior parte delle femmine, femmine che leggono, scrivono, si informano, studiano.
 
Basta permettere che la memoria di un artista venga infangata così, da quattro frasi melense del cazzo. (Questo post sembra il discorso di apertura dei Diari di Kobain. Scusate, quando parto per la tangente non trovo mai sinonimi per la parola "cazzo").
Secondo me, poi, è l'ora di finirla con questo pressapochismo/qualunquismo nel scegliere i propri interessi: voglio dire, me l'avete frantumata con il bikini di Emma, con i vestiti cheap di Kate Middleton, con D di Repubblica, con Cioè, con Vanity Fair.
L'emancipazione è altrove, possibilmente lontano dal guardare gli orli sdruciti delle sottane altrui, o la foruncolite della Mertz - che sono 38 anni che non se la fila più nessuno.
Spero che la Pankhurst vi strafulmi, che la Wollstonecraft vi maledica, che la Rafanelli vi appaia in sogno per mortificarvi e che la Fico diventi la vostra vicina di casa e vi assuma come baby sitter per il pupo che ha annunciato di aspettare. 


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