È lei!

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giovedì 22 marzo 2012

30 giorni di libri: dove l'istruzione ha fallito.

Al Liceo, amavo le ore di letteratura. Merito di uno straordinario insegnante, probabilmente.
Ho amato ogni singolo autore studiato, eccezion fatta per Muratori, Saba e Caproni.
Insomma, all'inizio dell'anno ti munisci della tua brava antologia e, cribbio, la letteratura italiana è carica di autori come il mio freezer lo è di quaglie.
Avevamo autori geniali e fondamentali quando il resto dell'area romanza era a elemosinarci brandelli di evoluzione.
Comunque, non è necessario apprezzare Iacopo da Lentini per risultare intellettualmente accettabile agli occhi del mondo moderno.
Ma Fabio Volo, no. No.

La grande domanda è: in mezzo a questa varietà di autori, italiani e non, per carità, in base a quale principio Fabio Volo è in cima alla classifica?
Per esempio, non ho un autore preferito. Dipende un po' da come mi gira.
Mi può piacere Jane Austen, la settimana dopo Dostoevskij, tre giorni dopo Melville, quattro minuti prima Hawthorne, tutto sommato Stephen King, ma ho sempre avuto un debole per Voltaire, non nego che la Extebarria a volte mi stupisca e che ho tutti i suoi libri.
Che antologia avevi al Liceo? Donna Moderna?

Prima o poi capitolerò: voglio capire "Perché?".
Come con De Carlo: alla fine ho ceduto e, qualcosa, mi è piaciuto. Qualcosa, non allarghiamoci.
Il problema di questi autori è che raramente uno dei loro libri è qualcosa di più di "un libro".
Magari te ne ricordi i personaggi, perché spesso sono libri leggibili e avvincenti, ma non ti lasciano niente. Né atmosfere, né soddisfazioni.

Anni fa, andava di moda De Carlo. Dei 4 libri che ho letto, mi ricordo un personaggio, Malaidina, solo perché mi sono rivenduta una delle frasi che usano per descriverla "ha la sua vita e non penso che potresti mai c'entrarci molto".

Al Liceo, andava di moda Moccia, di cui ho letto "3 metri sopra il cielo" e l'ho trovato sinceramente avvincente e, altrettanto sinceramente, centrato su un target femminile dai 13 ai 17 anni per cui il libro è perfetto. Moccia e il suo editore sono dei fottuti geni.
Anche di questo libro non ricordo nulla, solo il nome di una delle protagoniste, Baby. Me lo ricordo perché ha un suono mostruoso.

Sono libri per i quali non provo affetto.
Quando parlo di un libro che mi è piaciuto, divento come una di quelle mamme che incontri ai giardini pubblici, che parlano del loro pupo come se fosse un novello Einstein, con la grazia di Fred Astaire, avvenente come Sean Connery ai tempi d'oro e delizioso come un quintale di Ferrero Rocher.
Sono libri per cui piango.
Sono i libri per cui Salinger ha scritto: "What really knocks me out is a book that, when you're all done reading it, you wish the author that wrote it was a terrific friend of yours and you could call him up on the phone whenever you felt like it. That doesn't happen much, though."
Mica per niente l'ha fatto dire a quello stronzetto geniale di Holden.
Quello è un libro, perdìo.

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