È lei!

È lei!

sabato 18 febbraio 2012

Caro mio ex.

Ci sono giorni perfetti.
Ti alzi dal letto riposata. Barcolli in cucina e c'è il caffè pronto. Riprendi conoscenza e ci sono dei pangocioli artigianali che ti ammiccano. Superato il calo di zuccheri, doccia, calda, interminabile, con uno dei tuoi dischi preferiti come sottofondo. Esci dalla doccia, il gatto languido ti rivolge uno sguardo carico di amore perché hai grattato il centimento quadro di pelle che non riusciva a grattarsi da solo.
Ti specchi, ti fai le sopracciglia, ti metti le lenti a contatto, ti vesti e cominci a leggere il giornale con la tua seconda tazzina di caffè. Al secondo articolo, ti si spalancano davanti svariate foto di Grignani, cominci a pensare che (forse) non sarà una giornata di merda.
È mezzogiorno, tuo marito ti chiama. "Amorino, ti sei svegliata? Hai fatto colazione? Torno presto". Ah, l'amour.
 
Ieri sera ho guardato Sanremo. Giuro.
E non sapevo neanche che ci fosse Max Gazzè, lo adoro.
Vorrei che la smettessero di fargli cantare canzoni piene di èsse, ma lo adoro.
Un altro articolo di giornale e, caspita, potrei mettere un po' di Gazzè mentre gironzolo per casa.
Vado ai cristalli. G...Gaber, Gabriel...Gazzè!
Vuoto.
Vuoto.
È vuoto sul serio.

Sono passati due cazzo di anni, ho finito anche le maledizioni, dovrei fare un corso d'aggiornamento.
 
Mi viene in mente che ho scritto un altro post simile, "Lest we forget", allora penso che potrei sentire Marilyn Manson, perché la giornata sta volgendo lentamente verso l'essere di merda, ma mi ricordo che quel cd non l'ho mai più ricomprato.

Caro mio ex
: vorrei dirti ancora un sacco di cose, ma il 90% di queste sarebbero variegate bestemmie. Non ho più saputo niente, di te, spero che ti abbiano mandato a dissotterrare mine antiuomo assieme ai topi del Gambia. Non volevo comportarmi come mi sono comportata, era un momento così. Non volevo incendiare le tue lenzuola, neanche svuotarti un posacenere nella valigia. Per la storia delle puntine, giuro che non c'entro niente. E lascia stare anche quelli che mi sono ortata dietro durante la parabola ascendente che mi ha portata ad un personalissimo 25 aprile. Non serve che li spammi di richieste di amicizia sui social network vari ed eventuali.
Certo è andata com'è andata: se te ti fossi dileguato tutte le volte che hai minacciato di farlo, senza melodrammi, ti avrei risparmiato tanta sofferenza. E forse anche quella camicia che ho strappato a morsi.
Mi dispiace che sia finita com'è finita, anche se devo dire che sono stata felice come il giorno in cui sono rientrata a casa e non c'era più niente di tuo solo il giorno del mio matrimonio, ma la mia domanda è: che minchia c'hai fatto con 'sta valanga di cd che mi hai fatto sparire? Un lampadario? un aperitivo esotico? No, dico, non ti sono bastati i quattrini? Volevi anche un'abbondante fetta di culo? Pensi che non sappia che i miei vestiti sono finiti in egual misura al Mercatino e a Via Sannio?
Seconda domanda: quanto ti ha roduto il culo che i miei libri fossero già stati messi in salvo, prima che potessi passare a sfoltire la mia biblioteca?
Ultimo ma non ultimo: ti è arrivata qualcuna delle mie maledizioni? (Questo vorrei saperlo solo a titolo statistico, non mi importa se tu sia vivo o no, vorrei solo sapere con quanta efficacia te le ho tirate.)
In attesa di un tuo gentile riscontro, anche se so che non sai cosa vuol dire, ti porgo i miei più discinti saluti.

Ormai di un altro, 
Valentina.

Nessun commento:

Posta un commento