È lei!

È lei!

giovedì 15 settembre 2011

La Carrot Cake, genesi di un mostro.

Nelle fredde e insonni notti d’inverno, ispirata dalla solitudine e dalla nostalgia per il marito lontano (in genere a cene di lavoro per le quali viene sacrificata la fauna ittica di un  oceano e il 30% del catalogo degli “animali a rischio” contemplati dal WWF), la Casalinga di Voghera si dedica ad una delle attività che più le si confanno: prepara dolci.
La Casalinga di Voghera scoppietta di idee come un camino caricato a raudi, per cui adora cimentarsi in imprese dalla portata epica, come quella che andiamo ad illustrarvi.
Secondo un’antica leggenda, la Carrot Cake fu ideata da Zeus per ricacciare i Titani nell’Oscuro Tartaro. Ad oggi, risulta la torta preferita di Ciclopi e Centimani.
La ricetta, tradotta puntigliosamente dall’inglese, è quella che riportiamo qui di seguito. È ideale come sottovaso o come lettiera per il gatto.
“Dosi x 4 persone inglobate in 4 Ciclopi, che altrimenti risulterebbero inspiegabili.
350 gr di zucchero di canna
350 ml di olio di semi di girasole
6 uova
350 gr di farina
1 bustina di lievito per dolci
1 cucchiaino di cannella e uno di noce moscata
450 gr di carote
Superata la perplessità iniziale, prendete un recipiente della capienza del Lago di Bracciano e versatevi, all’interno, lo zucchero. Aggiungete l’olio e le 6 uova con indifferenza, come se non steste sul serio versano 350 ml di olio e 6 uova intere in un recipiente per farne una torta per 4 persone. Prendete il vostro frullino manuale. Sarà lui a fare la differenza.
Ora, amiche casalinghe, pensiamo al vostro capo lungo del tricipite. È quel muscolo che ha la consistenza del ripieno di una crocchetta di patate e, spesso, ne ha anche la stessa composizione.
Girate, girate, girate. Dieci minuti per braccio, o vi si lusserà una spalla.
Quando il dolore si farà insopportabile, smettete. Quello che state provando è
“l’indolenzimento muscolare ad insorgenza ritardata”. Non preoccupatevi, tra 72 ore passerà tutto.
Contemplate, piuttosto, cos’avete ottenuto. Ci sono due dita d’olio e albumi sulla superficie? Allora prendete il composto e lanciatelo in lavatrice, programma 8, o l’emulsione non avverrà mai completamente.
Se invece siete riusciti a dare una parvenza di omogeneità al vostro blob,
prendete il setaccio, passateci dentro la farina, la busta di lievito e le
spezie, così vi renderete conto di aver buttato via 20 minuti del vostro
lavoro, perché dovrete ricominciare da zero, data l’alta solubilità degli ingredienti che avete appena spolverizzato sul vostro blob.
Fatto? Siete riusciti ad ottenere un tipico effetto “polenta Valsugana”? Molto bene.
Non ci siete riuscite? Non scoraggiatevi. Rovesciate il tutto nel water, tirate
l’acqua due volte (o vostro marito si insospettirà) e datevi alle torte Cameo.
A questo punto, prendete le carote (No! Non per quello che state pensando! Ho detto “Non scoraggiatevi!”) e la grattugia.
Grattugiate la prima, versatela svogliatamente nell’impasto. Poi, in un
bicchiere colmo di ghiaccio, versate 1/3 di Campari e 2/3 di succo d’arancia.
Guarnire con una fetta d’arancia. Trangugiatene una buona metà. Ricominciate a grattugiare le carote. Ripetete il procedimento ogniqualvolta sentiate il
bisogno di reintegrare sali minerali.
Finite le carote, contemplate la vostra opera d’arte. Prendete una teglia,
foderatela con la carta da forno, accompagnateci dentro il vostro Frankenstein.
Ricordate che, per dargli vita, è indispensabile una carica elettrica, che noi
andremo a replicare in un forno ventilato, già caldo (a 180°).
Inserite Frankenstein. Lasciatelo lì dentro per un’ora, controllando, di tanto
in tanto, con uno stecchino, se ha già preso vita.
In quell’ora, aggiornate il vostro profilo di Facebook o il vostro blog con l’avventura appena vissuta.
Dopo un’ora, vi renderete conto che quell’ammasso di ingredienti uniti solo
dall’alto contenuto di colesterolo ha dato vita ad una torta.
Per la glassa – Vi ricordate la faccenda dei Ciclopi? Beh, allora scartate la
possibilità di fare una glassa con gli albumi a neve. Comprate due scatolette
di Philadelphia per dolci (occhio, perché è rosa come quello al salmone) e
munitevi di 500 gr di zucchero a velo. Dimenticavo: un etto di burro, per non saper né leggere, né scrivere.
Sciogliete il burro, cercate di mescolare il tutto alla bell’e meglio, perché
ne avrete piene le palle di questa torta. Spalmatela della glassa così com’è
venuta e mettetela in frigo.
Costringete chicchessia a mangiarne fette grandi come il Madagascar o, dopo 15
giorni, sarete ancora vittime della vostra Carrot Cake.

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