È lei!

È lei!

sabato 7 maggio 2011

Mi hanno chiuso il bar.

Cara Signora,
le lascio il prezioso appartamento “tre camere bagno cucina balcone”. Sarà lieta di trovare un sacco di cose. Le lascio le sedie, le lascio i piatti, il tavolo, dei mobili non miei, delle tende sporche di fumo, dei muri putridi e ammuffiti. Le lascio un chiodo appeso sopra la porta del bagno, quasi al soffitto: ci appenda la borsa, invece che lasciarla in giro, magari sul tavolo della cucina. Se da un’occhiata in cucina, le ho lasciato una dozzina di modi diversi di morire fulminata. Li tenga, io ne ho trovati altri, magari le servono.
Il bagno, ha visto, è come l’ha lasciato. La pavimentazione irregolare tipica del mosaico bizantino, con toni dorati dati dai frammenti di filo elettrico scoperto sparsi specialmente nei pressi della perdita d’acqua sotto la vasca da bagno, è ancora intatta. Davvero ammirevole che si sia conservato nonostante l’uso smodato che ne abbiamo fatto. Mi sono permessa di fare qualche lavoro di manutenzione e miglioramento, tra cui lo scarico dell’acqua. Sa, ho perso il lavoro e ho dovuto licenziare il servo addetto alle abluzioni. Allora ho fatto mettere la cassetta dell’acqua nuova, mi perdoni, lo so: sono una maledetta borghese. Comunque, se guarda il lavandino, ho cambiato il gomito, l’ho anche siliconato con le mie mani sante innumerevoli volte: impossibile non avere attacchi d’arte nella sua splendida magione.
Ma venga, sù, questa è stata la mia stanza: le ante dell’armadio ci sono tutte, cosa che non si può dire delle viti dei cardini. Ecco il terrazzo. Lo tengo isolato con una tapparella a chiusura ermetica modello ghigliottina per non infastidire le mie piante secche, un po’ di rispetto, su. Questo glielo lascio, è un bel porta dvd Ikea dal valore inestimabile, farà coppia con i mosaici bizantini del bagno. Se si guarda intorno, potrà scorgere scene grottesche e meravigliose di 3 anni di vita. Potrà vedere me e la mia adorata ex coinquilina intente a fare pulizie inusitate, a ridere fino alle lacrime guardando film stupidi, mangiando cibo cinese freddo, scoprendo gadgets sopra gli armadi, dormendo abbracciate alle rispettive bacinelle, comprando oggetti inutili ma abbinati. Effettivamente, se guarda il materasso, può notare delle lussuosissime macchie d’olio. Sì, le scrivanie sono due. Queste gliele lascio insieme al ricordo scarsamente intellettuale di tutte le volte in cui sono state adibite a tavolo da pranzo. Questi splendidi intarsi risalgono almeno al neolitico, a giudicare dalla finezza della fattura. I materassi non sono sfondati, sono praticamente nuovi, qui dentro non s’è mai dormito. Cosa manca? Ah, sì, questo glielo lascio, si ricordi, ci bagni i muri ogni tanto, sono i drink versati in giro per casa che tengo su la baracca. Venga in cucina, ammiri la dignità di questo legno che, nonostante sia morto da un paio di glaciazioni, continua a produrre resina. Le offro un caffè: mi raccomando, quando fa il caffè, chiuda il gas. Mi spiace aver rimosso il cartello “ESPLOSIONE, MORTE, DISTRUZIONE”, ma lo tenga a mente. I fornelli vanno puliti almeno una volta al giorno, o si tappano. O si squagliano, non l’ho mai capito. le tazzine me le sono portate via però, non le avrei lasciato certo la tazzina diabolica di D’lyla. Oh, i cucchiaini se li ricorda? Beh, come no, l’avrei detto. Un servizio del matrimonio. Di chi? Di Enrico VIII?
Haragionenientepolemiche. Come, come? Se ho spostato il boiler? Intanto, non lo nomini invano, il boiler, è di temperamento collerico e molto lunatico, per non dire “posizionato sull’ultima presa funzionante di tutta la cucina”. Se s’arrabbia comincia a colare acqua. Non sembra, ma è un altro modo qualsiasi di morire. Comunque, non l’ho spostato. Il signor Gianni? beh, quasi sicuramente è stato lui. Chissà che faceva mentre noi ci sfondavamo negli Irish Pub del centro. Minimo minimo, uno che s’annoia si mette a spostare i boiler da un punto all’altro di una stanza. Io, quando sono nervosa, mi metto a smontare porte blindate e a cambiarle di posto, nel palazzo. Comunque, come vede, la casa è come l’ha lasciata, in bilico su muri fradici.
Beh, mi sa che è tutto.
In sintesi, le lascio un migliaio di giorni di risate meravigliose, di luce splendida, di miti coinquilini, di paste carbonare, di cuba caserecci, di biscotti marmorei, di animali della savana, jene, sciacalli e licaoni, di tossicodipendenti buoni con tutti meno che con me, di montagne di birre, di scuola guida, di esplorazioni, di esami, di bollette, di mattine troppo brevi, di ospiti sconosciuti, di amici, di amici degli amici, di imbucati amici degli amici degli amici con cui ho dormito. Le lascio 3 anni di fiducia nel mondo e nell’eterno scorrere del tempo, anni di sdrammatizzazioni e movimenti sexy. Mo’ basta, non sarà troppo?
Non se ne parla: non glieli lascio proprio i miei Campari, il mio terriccio sul tavolo della cucina, mi ridia subito la carbonara di Lorenzo, il grembiule rosa di Ivanka, le bestemmie di Peach (lo so, o Peach, non è poetico, ma sei stato un grande maestro), il timballo di Lola, l’influenza gastrointestinale cronica di Dalila, e pure i krapfen di Giuseppe II… molli subito le serate alla Rocka, e la domenica sera a guardare Tutti pazzi per amore.. Morta di fame… questa è roba mia, lei non c’entra niente. Me la sono meritata, sta roba qua.
Mi sento come se l’Asl mi avesse chiuso il bar.

Nessun commento:

Posta un commento