È lei!

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venerdì 24 maggio 2013

Scene di quotidiana romanità (XIII): Mercato Esquilino.

Lei: "Ciao, caro. Senti, vorrei un chilo di orzo, uno di farro e uno di questo riso qua..."
Lui: "Subbito, signó."
Lei: "Quant'è?"
Lui: "Tri euro scinquanta, signó."
Lei: (a bassa voce) "Sono tre chili? Mi sembra poco..."
Lui: "Scerto, tri chili, signó, buon présso. Questo riso Gallo Tri sciriali paghi tri euro a chilo a supermercato, signó. Però compri da me non sci è riscetta in sachjètto"
Lei: "Tana, bravissimo, come fai a saperlo?!"
Lui: "Nextàim signó porto ricetta mia di paese mio molto buona, e aiuti a scrivere su sachjètto, nuovo prodotto etnico molto buono, tutti compra."


Un genio del marketing.


sabato 26 gennaio 2013

Il cosiddetto Auditorium di Mecenate


Sfidando le mie precarie condizioni di salute, oggi pomeriggio, io e P. siamo andati ad uno dgli incontri di Roma Sparita, che cominciano a crearmi dipendenza. 
Largo Leopardi, 2.
Dovete sapere che, appena arrivata a Roma, ho saccheggiato le bancarelle di libri che stanno a Via Magna Grecia, angolo COIN, che -almeno ai tempi- avevano infinite copie di una collana della Newton&Compton su Roma. E, leggendone avidamente, mi rirproponevo, un giorno, di visitare tutto.

Questo sedicente Auditorium, si trova dietro Piazza Vittorio
A vederlo da fuori, si presenta così: 

A vederlo da di lato, si presenta così (fonte: Degrado Esquilino)

Entrati nel giardinetto dietro beneplacito del custode (biglietto intero: 4€, ridotto 3€. Aperto nei giorni pari dei mesi dispari, un anno sì e uno no), si scende in quest'Auditorium che auditorium non è. 
E si presenta così: 
 Ok, la foto è unammerda. Sono 25 metri di lunghezza per 10. Entri in questa meraviglia, hai nicchie sui lati, una specie di abside di fronte, e questi gradoni. In realtà, non era un auditorium. Tra el varie ipotesi, che fosse una sala per banchetti. Ma vi dirò di più. La storia è questa.
Nel 1870, quando noi Italiani abbiamo perso l'occasione per uccidere il Papa ed uscire dal Medioevo, le disgrazie per Roma non erano finite. Perché poi, sono arrivati i piemontesi. Insomma, a suo tempo, l'Esquilino nel senso di quartiere, non esisteva. Esistevano gli Horti, lì. Dal I secolo d.c, tra l'altro. 
Lo vediamo qui: 
Insomma, i piemontesi arrivano e speculano. E rendono un quartiere identico a Torino.
Cominciano ad edificare e, per farlo, scavano. E trovano (pensa te!) una roba come questa. 
Mecenate viveva da queste parti. E in questa chicca archeologica, Mecenate se la sollazzava alla grande, con il suo circolo di poeti (neanche proprio i peggio, a dirla tutta, se la cavavano, mi pare!)
Sui gradoni in fondo (che dovete immaginare ricoperti di marmo) scendeva acqua. Una cascatella ornamentale. Per gradire. Da lì, partiva un canaletto, che divideva la stanza a metà. Che figata. Tutto questo succedeva mentre in Francia mangiavano le rane. 
Insomma, poi ci sono le nicchie. Ogni nicchia è stradecorata. Tra l'altro, perché le nicchie sono decorate con balaustre, piante, fiori e viste su giardini? Perché non c'erano vetri, alle pareti, né finestre. Dico sol che il tetto, molto probabilmente, da quel che hanno trovato, era di vetro. 
Se guardate la prima nicchia a sinistra, avrete una mezza idea dei colori.
Insomma, sono stata nel posto dove, molto probabilmente, Virgilio ha letto le Georgiche ad alta voce per la prima volta.