Vecchioni, già lo sapevi. Sono le
7 e 06, un’ora che credevo abolita per decreto legge in virtù del sacrosanto
riposo post festino arcoriano. E invece, no.
C’è gente che fa un sacco di
cose, alle 7 del mattino. Specialmente in una stazione. Specialmente alla
Stazione Termini.
Diciamo che l’attività si può
subito dividere in due macrocategorie: l’attività legale, quella dei
baristi che la torta di riso non è che gli era finita, oggi non gli era proprio
arrivata, e quella illegale di chi guardava la mia borsa del piccì come
Wil Coyote guarda Bip Bip e la mia borsetta molto “sono equa e solidale”
come la signora ingioiellata guarda il buffet del battesimo di un nipote che
non si ricordava di avere.
Ma io sono genovese, tra la borsa
e la vita avrei esitazioni e dovrei calcolare l’ammontare del bottino, prima di
prendere una decisione lucida e sensata.
A quest’ora del mattino, il
passeggio sembra appannaggio di preti e suore. Non ho ancora visto un laico,
comincio a sospettare che gli intonacati (nel senso che hanno la tonaca, non
l’intonaco) ci abbiano invasi nottetempo e che nessuno abbia ancora dato
l’allarme. Po’ pure èsse.
Dopo un cornetto di polistirolo, un caffè tiepido in una
tazzina sporca (perdío, siete in due alla macchina del caffè, ci vorrà tanto a
lavare una tazzina?) e 1 euro e 90 centesimi di bottiglietta d’acqua (vedi più
vicino scaricatore di porto per eventuali bestemmie da inserire a piacimento
nello spazio vuoto: _________________) sono salita su una Freccia, pronta ad
andare ad esplorare un fantastico mondo lavorativo in quel di Pisa.
La cosa più simile a questo treno
l’ho vista nelle foto di Paolo, di quando è stato in Namibia. Le celeberrime
foto della Namibia. È una carcassa di nave commerciale sovietica abbandonata su
una spiaggia. Ecco.
Sedile con vista su barbone che,
poraccio, si è preparato un letto a modino sulle panchine del binario 18. Copri
lastra di finto granito, lenzuolo, piumone, copriletto.
Ecco, lungi da me l’essere
pro-assistenzialismo-tipo-san-martino, ma mi sembra inutile cancellare i
murales “per il decoro” quando poi arrivi in stazione e sembra di stare alla
corte dei miracoli. Certo, anche i manifesti elettorali di Storace non è che
gli dessero man forte, al decoro.
Il mio sedile è sfondato come la poltrona di Eugenio, ma Eugenio è un gatto, ci sta che dorma su una poltrona sfondata e la ami alla follia. Soprattutto, non paga 50 euro per due ore e mezza di permanenza sulla poltrona sfondata.
Sulla poltrona sfondata c’è una
golosa copia di “La Freccia – il mensile per i viaggiatori delle
Ferrovie dello Stato italiane”. Ma non si chiama Trenitalia?
La prima pagina mi mette davanti all’imbarazzante verità:
Ridge non è più lui, lo spirito di un’oca da fegato grasso deve averlo
posseduto. Non ha neanche più il mascellone, è sparito sotto il doppio mento.
Ecco, Civitavecchia. Mancano due
ore, ma nei primi 40 minuti ho visto abbastanza. Se quelli di fianco la
smettono di mangiare panini con la frittata, mi faccio un pisolino. Non riesco
a dormire, co’ ‘st’odore di fritto, mi sembrerebbe di stare sul bancone del
kebabbaro. Che sarebbe comunque igienicamente auspicabile, rispetto a questo
sedile.
Mi scuso per l'imprecisione della foto. Quanto prima reperirò l'originale a cui si fa riferimento sopra. |
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